Fermata #158 - Così parlò Satoshi

Nell'ambito del processo contro Craig Wright emerge il più grande archivio di conversazioni di Satoshi Nakamoto mai pubblicato. Energia, commissioni e altro: nulla è stato lasciato al caso

Satoshi non può aver pensato a tutto, Bitcoin si è evoluto in modi che il suo inventore non poteva immaginare.

Così come chi vi scrive, in molti lo hanno creduto e continuano a crederlo. In parte è vero, ma in misura molto minore a quanto io pensassi. Il rapporto tra commissioni di transazione e sostenibilità economica del mining, quello tra energia e valore della moneta: aspetti che Satoshi Nakamoto aveva ponderato accuratamente, come emerge dal più grande archivio di suoi scritti mai pubblicato dalla sua scomparsa dai radar.

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Le testimonianze

Il contesto è quello del processo britannico che vede schierata la Crypto Open Patent Alliance (COPA) contro Craig Wright, in cui l’associazione no-profit sta tentando di dimostrare in tribunale che l’imprenditore australiano non è Satoshi Nakamoto.

Nel corso delle udienze si sono susseguite varie testimonianze per entrambe le parti e, interpellati da COPA, hanno parlato anche Adam Back e Martti Malmi: il primo Ceo di Blockstream e inventore di Hashcash - la base della Proof-of-Work -, il secondo collaboratore di Satoshi quando Bitcoin stava muovendo i primi passi, nonché l’unico sviluppatore oltre a Satoshi a lavorare sulla seconda versione del software Bitcoin (Bitcoin 0.2).

A sostegno delle testimonianze sono state rilasciate corrispondenze via e-mail sia tra Satoshi e Adam Back che tra Satoshi e Martti Malmi. Dalle sei e-mail tra Adam Back e Satoshi rivelate in tribunale - tutte inviate tra agosto 2008 e gennaio 2009 - emerge come quest’ultimo avesse contattato Back per assicurarsi di eseguire correttamente il riferimento ad Hashcash in quello che sarebbe diventato il white paper di Bitcoin. I due commentano anche B-money, uno dei tentativi di creare una valuta digitale eseguito dal cypherpunk Wen Dai nel 1998.

La maggior quantità di informazioni, tuttavia, si ottiene dall’intera cronologia delle conversazioni tra Satoshi e il suo collaboratore Martti Malmi, conosciuto anche con lo pseudonimo Sirius. Quest’ultimo ha rilasciato oltre 250 pagine di e-mail - consultabili a questo link - e di seguito troverete le parti più significative.

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Bitcoin secondo Satoshi

Gran parte dei contenuti più interessanti è riportato nella prima parte delle mail, quella in cui Satoshi risponde ai dubbi che Martti Malmi esprime su Bitcoin, oltre a dargli indicazioni sui lavori da eseguire. Siamo a maggio 2009, a sette mesi dalla pubblicazione del white paper e a soli quattro mesi dalla nascita effettiva di Bitcoin.

Il mercato delle commissioni

Nello scrivere Satoshi non distingue tra i full-node classici e quelli che fanno anche mining, si riferisce anche ai miner con il termine nodi perché all’epoca bastava un semplice laptop per fare mining. Spiega Satoshi:

Non prevedo che le commissioni (di transazione, nda) saranno necessarie a breve, ma se diventerà troppo oneroso gestire un nodo, sarà possibile gestire un nodo che elabori solo transazioni che includono una commissione. Al momento un nodo di questo tipo non otterrebbe nulla, perché nessuno include una commissione, ma se un numero sufficiente di nodi lo facesse, gli utenti otterrebbero una conferma più rapida includendo una commissione. […] La transizione non è comunque controllata da qualche persona a capo del sistema, ma solo da individui che reagiscono alle forze di mercato.

In poche parole Satoshi spiega che se nel 2009 la domanda di blockspace era talmente bassa che per far approvare una transazione non occorrevano commissioni - e gestire un laptop per il mining non implicava costi significativi - in futuro lo scenario sarebbe potuto cambiare. E il cambiamento non sarebbe stato dettato da “qualche persona a capo del sistema” - da un’autorità centrale - ma dalle semplici reazioni degli individui coinvolti alle dinamiche di mercato.

Bitcoin come registro distribuito

Un ragionamento facilmente collegabile al fatto che oggi Bitcoin viene utilizzato non solo per transazioni economiche ma anche come registro distribuito di file arbitrari: “Bitcoin è un server distribuito e sicuro per le transazioni - scrive Satoshi. Poche righe di codice possono creare una transazione con un hash aggiuntivo di qualsiasi cosa abbia bisogno di una marcatura temporale. Dovrei aggiungere un comando per timestampare un file in questo modo”.

Il mercato delle commissioni

Se poi pensiamo che le critiche legate al consumo di energia del mining siano arrivate solamente negli ultimi anni, ci sbagliamo. Lo stesso Malmi dice a Satoshi: “L’ultima cosa di cui abbiamo bisogno è lanciare un sistema il cui design preveda il consumo di elettricità e l’emissione di anidride carbonica”.

Purtroppo - spiega Satoshi - la Proof-of-Work è l'unica soluzione che ho trovato per fare funzionare il contante elettronico peer-to-peer senza una terza parte fidata. […] La PoW è fondamentale per coordinare la rete e prevenire la doppia spesa. Se dovesse crescere fino a consumare molta energia, penso che sarebbe comunque meno dispendioso rispetto all'attività bancaria convenzionale che sostituirebbe. Il costo sarebbe un ordine di grandezza inferiore rispetto ai miliardi in commissioni bancarie che pagano per tutti quegli edifici in mattoni e malta, grattacieli e offerte di carte di credito tramite posta indesiderata.

Un rapporto, quello tra Bitcoin ed energia, che Satoshi aveva ben chiaro potesse rappresentare la realizzazione di quella che Henry Ford teorizzo negli anni ‘20 come “moneta energetica”: “Il valore dei bitcoin - scrive Satoshi - sarebbe relativo all'elettricità consumata per produrli”.

Il difficulty adjustment

Illustrando a Malmi il funzionamento dell’aggiustamento della difficoltà - affrontato in questa newsletter nella fermata #3 - Satoshi spiega un concetto tanto banale quanto affascinante che testimonia l’indipendenza di ogni singolo nodo da tutti gli altri. Provando a capire il meccanismo di emissione di nuovi bitcoin al momento dell’approvazione di ogni nuovo blocco, Malmi obietta che, stando alla legge di Moore, man mano che viene sviluppato hardware più efficiente, l'offerta di bitcoin rischia di aumentare per via dell’aumento della potenza di calcolo a disposizione delle persone.

Satoshi, nell’introdurre forse uno dei meccanismi più affascinanti dell’intero protocollo, scrive molto semplicemente: “In realtà, questo problema è gestito”.

Esiste una media mobile che compensa per lo sforzo totale impiegato in modo che la produzione totale sia una costante. Man mano che i computer diventano più potenti, la difficoltà aumenta per compensare.

Malmi: “Come viene comunicata la difficoltà di ogni blocco attraverso il network e come viene concordata?”

Non è comunicata. La formula è codificata rigidamente nel programma e ogni nodo esegue lo stesso calcolo per sapere quale difficoltà è richiesta per il blocco successivo. Se qualcuno si discostasse dalla formula, il suo blocco non sarebbe accettato dalla maggioranza.

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