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Fermata #159 - Il circolo virtuoso dell'adozione

Casi d'uso, adozione, apprezzamento, visibilità e nuovi casi d'uso: il meccanismo degli incentivi che incrementa la diffusione di Bitcoin attraverso i suoi cicli di mercato

Nella fermata #151 abbiamo affrontato la teoria dei giochi, scoprendo le sue basi e come si manifesta nel mining di Bitcoin.

Ma il mining non è l’unico caso-studio. La teoria dei giochi in Bitcoin è ben visibile nel meccanismo degli incentivi che porta alla crescente adozione della tecnologia. La diffusione della scoperta di Satoshi Nakamoto si muove sui binari di un circolo virtuoso che più volte si è ripetuto nella pur breve storia della criptovaluta.

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Il circolo virtuoso dell’adozione

Pur non rispettando costantemente l’ordine degli eventi, nel corso degli anni Bitcoin ha dimostrato di seguire un pattern che si auto-alimenta.

La proposta o la scoperta di un potenziale caso d’uso ha preceduto la sua adozione o applicazione, alla quale è seguito un apprezzamento dell’asset, al quale è seguito un aumento della sua visibilità che ha portato alla scoperta di un nuovo caso d’uso.

Il ciclo è osservabile fin dai primi vagiti di Bitcoin, partendo dal White Paper, e arriva fino ai giorni nostri. E’ del tutto verosimile che continui nei prossimi anni.

Contante digitale

Il primo esempio è ovviamente quello del contante digitale, come riportato dallo stesso titolo del White Paper pubblicato il 31 ottobre 2008: A Peer-to-Peer Electronic Cash System.

La ricerca di un contante digitale è durata decenni e Bitcoin è il risultato finale di tale sforzo: è naturale che sia stato proprio questo il primo use-case ipotizzato e adottato.

Non è un caso se ancora oggi la community festeggia la ricorrenza di quello che è a tutti gli effetti il primo vero episodio in cui bitcoin è stato utilizzato come e-cash: l’acquisto di due pizze di Papa John’s per 10.000 bitcoin da parte dello sviluppatore di Laszlo Hanyecz, il 22 maggio 2010. Il Bitcoin Pizza Day, già raccontato nella fermata #31, celebra l’evento storico che ha portato al primo acquisto di un bene con il contante digitale, dando peraltro per la prima volta un valore economico alla moneta: dato che le due pizze erano costate 41 dollari, 1 bitcoin valeva 0,0041 dollari.

A questo evento sono seguiti altri casi simili che hanno implicato un inevitabile aumento del prezzo di bitcoin, essendo quest’ultimo un asset finito. Si arriva così a febbraio 2011, alla cosiddetta dollar parity, con bitcoin che raggiunge la quotazione di un dollaro americano.

I primi siti web e i primi blog dedicati a un pubblico ristretto di appassionati e informatici iniziano a riportare la notizia e a parlare di una nuova valuta che vive esclusivamente online, contribuendo all’aumento di visibilità quest’ultima.

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E-commerce e donazioni

Più persone vengono a conoscenza dell’esistenza di uno strumento, maggiore è la possibilità che qualcuno ne scopra un utilizzo a seconda delle proprie competenze. E’ quindi prevedibile che si possa presto capire come la privacy e l’incensurabilità garantite dalla nuova valuta elettronica possano risultare utili per nuove applicazioni.

Nel 2011 nasce Silk Road per mano di Ross Ulbricht, la cui vicenda è approfondita nella fermata #52. Quando chiuderà nel 2013, il sito avrà processato transazioni per un volume in bitcoin equivalente a $214 milioni.

Nello stesso periodo Wikileaks si accorge che il blocco delle donazioni imposto dalla censura di Visa e Mastercard può essere eluso grazie all’e-cash incensurabile e inizia ad accettare bitcoin, che il 13 gennaio 2011 raggiunge un prezzo di $26, salvo poi crollare a $5 nel giro di pochi mesi.

Come nel primo caso, il prezzo fa notizia. La bolla rialzista e il suo scoppio arrivano su Wired che in un articolo di novembre 2011 titola: “L’ascesa e la caduta di Bitcoin”.

Trading

Ci si accorge che certe fluttuazioni del prezzo possono tornare utili per un altro caso d’uso: il trading. Si diffonde sempre di più, quindi, lo strumento che permette l’applicazione di tale caso d’uso: l’exchange. Prende piede la compravendita di bitcoin su Mt. Gox, exchange giapponese che in poco tempo diventa il più utilizzato al mondo. Gli scambi vedono il loro picco nel 2013, quando per la prima volta la criptovaluta sfonda il tetto dei $1.000.

A quel punto è un gioco da ragazzi per Bitcoin finire sul quotidiano più letto del mondo: il New York Times.

Oro digitale

Quando il track record di Bitcoin diventa degno di nota e anche i più grandi giornali del mondo ne parlano, sempre più utenti iniziano a pensare che la tecnologia non sia destinata a sparire facilmente. Perché non prendere un po’ di satoshi e risparmiarli nel lungo periodo? La narrativa dell’oro digitale diventa forse una delle più potenti in assoluto e parte, tanto per cambiare, dai piccoli investitori del mercato retail.

La diffusione dell’hodling si riferisce esattamente a questo: comprare e risparmiare quella che per sempre più persone è una riserva di valore, indipendentemente dalle fluttuazioni di breve periodo.

Il caso d’uso oro digitale ha una storia fatta di fasi. I piccoli hodler fomentano la bolla rialzista del 2017 facendo arrivare il prezzo a $20.000 e portando molti giornali e riviste ad accettare lo status di Bitcoin come oro digitale, come accade con Bloomberg.

A questo punto, con una reputazione lustrata e una visibilità ancora maggiore, arrivano gli adulti. Microstrategy inizia a investire parte delle proprie riserve in bitcoin nel 2020 e un anno dopo il primo Stato dichiara la valuta digitale a corso legale: si tratta ovviamente di El Salvador che decide di impiegare parte del tesoro pubblico nell’asset.

Sono queste mosse che alimentano la rincorsa ai $69.000 giunta a destinazione a novembre 2021 e che rendono Bitcoin sufficientemente maturo anche per i pesi massimi della finanza. Iniziano ad arrivare le prime richieste di approvazione di ETF spot su Bitcoin che, dopo la strenua opposizione della Sec, vengono approvate a gennaio 2024.

Lascio a voi lettori l’impegno di immaginare cosa ci potrebbe aspettare nel prossimo futuro e come potrebbe manifestarsi il circolo virtuoso. In particolare, considerando che ci troviamo all’alba dell’adozione di casi d’uso solo recentemente scoperti. Quelli del mining come strumento per stabilizzare le reti elettriche e come tecnologia per ridurre le emissioni di CO2. Applicazioni affrontate più e più volte in questa newsletter ma la cui efficacia è stata verificata sul campo da non più di tre anni e per cui esiste un mercato sconfinato in cui ben poche aziende si sono ancora lanciate.

Allacciamo le cinture.

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