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Fermata #177 - Bitcoin per ridurre il debito pubblico

La suggestione arriverebbe direttamente dallo staff di Donald Trump. E' veramente possibile? Quale sarebbe il prezzo da pagare per chi controlla il dollaro?

Un rumor che innesca una riflessione. E’ davvero possibile?

Il riferimento è al tweet di Kyle Chasse, investitore in bitcoin della prima ora, secondo cui Donald Trump, in caso di elezione a novembre, potrebbe valutare l’ipotesi di utilizzare bitcoin per ridurre il debito pubblico statunitense.

David Bailey, Ceo di Bitcoin Magazine e consulente crypto per la campagna di Trump, ha rivelato che Trump ha chiesto informazioni sull'utilizzo di bitcoin per risolvere il problema del debito nazionale degli Stati Uniti. Il team di Bitcoin Magazine sta attualmente consigliando Trump sulla formulazione di una politica favorevole a Bitcoin e alle criptovalute.

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La suggestione merita una riflessione, non prima però di aver fatto una premessa.

Il fatto che il Ceo di Bitcoin Magazine stia collaborando con Trump è reale: lo ha confermato David Bailey stesso su X:

Nell'ultimo mese abbiamo lavorato con la campagna Trump per sviluppare la loro agenda politica su bitcoin e criptovalute. Abbiamo proposto un ordine esecutivo completo da far firmare al presidente Trump il primo giorno. Condividerò presto questi dettagli. Intendiamo raccogliere un fondo di $100 milioni per la campagna per garantire che il prossimo presidente degli Stati Uniti sia pro-Bitcoin.

E’ da evidenziare, però, che il fatto che Donald Trump sia incuriosito dalla possibilità di sfruttare Bitcoin per migliorare la posizione debitoria degli Stati Uniti resta un rumor. Al momento non è arrivata alcuna conferma al tweet di Kyle Chasse.

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L’endgame del mondo fiat

A prescindere dalla veridicità, la suggestione merita di essere approfondita. Anche perché della stessa eventualità ho parlato personalmente con quella che reputo essere una delle menti più brillanti del settore Bitcoin: il Ceo di Breez Roy Sheinfeld, che ho intervistato per questa newsletter nella fermata #100.

A inizio marzo, in un evento a margine della conferenza Bitcoin Atlantis, mi sono trovato a confrontarmi con Roy sull’endgame del mondo fiat. Tradotto: cosa succederà quando la palla di neve del debito pubblico - anche negli Stati occidentali - diventerà talmente grande da poter essere gestita unicamente con l’iperinflazione? Può esserci un modo per evitare la devastazione e la sofferenza di chi si ritroverà in quel contesto senza essersi rifugiato per tempo in bitcoin?

Lo snowball effect del debito pubblico

Rewind: in che senso iperinflazione in occidente? Di questo tema ho parlato e scritto più volte, anche in questa newsletter (fermata #120), ma per il prosieguo di questo articolo si può riassumere il tutto descrivendo brevemente il circolo vizioso che caratterizza i conti pubblici. Per affinità continuiamo a parlare di Stati Uniti, ma il ragionamento vale per la grande maggioranza dei Paesi:

  • Deficit: gli Usa spendono più di quanto incassano in tasse per mantenere politiche di welfare ma, soprattutto, per pagare gli interessi sul già consistente debito contratto.

  • Emissione di debito: per far fronte alle spese lo Stato contrae ulteriore debito emettendo nuovi titoli di Stato, chiamati Treasuries, che vengono venduti a banche commerciali e alla Federal Reserve.

  • Creazione di moneta: quando la Federal Reserve acquista i Treasuries, di fatto crea nuova moneta, aumentando l'offerta di denaro in circolazione.

  • Pagamento degli interessi: parte del nuovo debito viene utilizzata per pagare gli interessi sui debiti già esistenti, che sono notevolmente elevati.

  • Aumento del debito complessivo: la pratica aumenta la massa complessiva del debito pubblico, poiché i nuovi titoli emessi si sommano al debito preesistente.

  • Incremento degli interessi: con l'aumento del debito complessivo, cresce anche l'ammontare degli interessi che il governo deve pagare in futuro.

  • Ciclo di indebitamento continuo: per far fronte a questi crescenti obblighi di pagamento, il governo è costretto a emettere ulteriori Treasuries, entrando così in una spirale di debito in continua espansione.

  • Inflazione: la creazione continua di nuova moneta per l'acquisto dei Treasuries contribuisce all'inflazione, poiché aumenta l'offerta di denaro in circolazione senza un corrispondente aumento della produzione di beni e servizi.

  • Spirale inflazionistica senza fine: il ciclo di emissione di debito e creazione di moneta genera una spirale inflazionistica senza fine, in cui il governo deve continuamente aumentare il debito per far fronte agli interessi crescenti, alimentando ulteriormente l'inflazione. Più il tempo passa, più il debito cresce, più la massa monetaria aumenta, più l’inflazione sale.

Ora possiamo tornare al discorso con Roy. Entrambi ci chiedevamo se ci fosse un modo per evitare uno scenario tanto apocalittico quanto inevitabile, quando Roy mi ha spiazzato: L’unica speranza - mi ha detto - è che i governi inizino a comprare bitcoin”.

Mi sono bloccato per un istante: mi sembrava strano che una soluzione tanto ovvia non mi fosse mai balenata per la testa. Il gigantesco potenziale di apprezzamento di bitcoin può ridurre il debito pubblico: nei giorni successivi, quindi, ho pensato a come si sarebbe potuto sviluppare uno scenario simile e mi sono reso conto di una cosa: anche se tecnicamente possibile, gli interessi in gioco sono molto contrastanti.

Il cavallo di Troia

In questo contesto non c’è modo migliore per definire Bitcoin se non con l’espressione cavallo di Troia. Porta la soluzione all’annoso problema del debito, togliendo però il potere e il controllo sulla moneta a chi finora lo ha esercitato.

Proviamo a ipotizzare lo sviluppo dello scenario, prendendo in considerazione solamente i titoli di debito statunitensi più noti: i Treasuries decennali.

Come bitcoin riduce il debito pubblico

Le aste dei Treasuries a 10 anni vengono effettuate ogni settimana dal Tesoro degli Stati Uniti. Nel 2023, solo con i titoli di debito decennali, gli Usa hanno raccolto circa $3.500 miliardi. Consideriamo, per facilitare il ragionamento, che il tasso di interesse medio mantenuto dalla Federal Reserve nel 2023 sia stato esattamente quello dei Treasuries decennali: 5,3%.

Per pagare interamente i creditori alla scadenza dei titoli - quindi nel 2033 - il Tesoro degli Stati Uniti dovrà pagare $5.866,13 miliardi: $3.500 miliardi di debito originale più $2.366,13 miliardi di interessi.

Ipotizziamo ora che il 10% del denaro raccolto - $350 miliardi - fosse stato investito in bitcoin quando quest’ultimo valeva circa $40.000, a inizio dicembre 2023. Considerando l’offerta anelastica, estremamente illiquida e che l’entità dell’acquisto sarebbe corrisposta a circa il 45% della capitalizzazione di bitcoin ($780 miliardi all’epoca), si può calcolare molto grossolanamente che un ordine di acquisto di tali dimensioni avrebbe immediatamente portato bitcoin a un prezzo di circa $58.000, consentendo al Tesoro di acquistare indicativamente 6 milioni di bitcoin.

Ora: dalla sua nascita nel 2009 fino al 2023, bitcoin ha avuto un tasso di apprezzamento annuo medio del 242% rispetto al dollaro. Non possiamo pensare che sarà sempre così, perché con il tempo la liquidità nel mercato aumenterà e, di conseguenza, la volatilità diminuirà. Ipotizziamo quindi, stando conservativi, un tasso di crescita medio per i prossimi 10 anni del 50%.

A dicembre 2033 bitcoin varrebbe circa $1,73 milioni.

Se gli Stati Uniti d’America avessero investito in bitcoin il 10% del denaro raccolto con i Treasuries decennali nel 2023 - ossia $350 miliardi - avrebbero avuto la possibilità di ritrovarsi con un tesoro in bitcoin corrispondente a $10.380 miliardi a dicembre 2033: un importo quasi due volte superiore ai $5.866 miliardi di debito più interessi, che avrebbe quindi permesso di rimborsare non solo tutti i Treasuries decennali del 2023 ma anche quelli di un altro anno. Il tutto, mantenendo in dollari il 90% della somma raccolta.

Nel caso vi steste chiedendo quale impatto davvero avrebbe una mossa del genere, basti pensare che la totalità del debito pubblico americano ammonta ora a $34.000 miliardi. I $10.380 miliardi in bitcoin ne rappresenterebbero il 30%.

La perdita di potere

La risposta, quindi, è affermativa. Bitcoin, con il suo grande potenziale di apprezzamento, può ridurre progressivamente i debiti pubblici degli Stati occidentali.

Ma la vera domanda è: agli Stati conviene?

Proprio per via dell’apprezzamento di bitcoin, nel lunghissimo periodo una decisione così drastica porterebbe i bilanci pubblici a essere costituiti più da bitcoin che da dollari. Questo avrebbe due conseguenze chiave:

  • Perdita di controllo sulla politica monetaria: uno dei principali strumenti della Federal Reserve è la capacità di influenzare l'offerta di moneta attraverso operazioni di mercato aperto, che includono l'acquisto e la vendita di Treasury. Se una porzione significativa del debito pubblico fosse sostituita da bitcoin, la Fed avrebbe meno Treasury con cui operare. Questo ridurrebbe la sua capacità di influenzare i tassi di interesse e, più in generale, l'offerta di moneta.

  • Indebolimento del dollaro: la crescente adozione di bitcoin indebolirebbe la domanda di dollari. Se i governi del mondo iniziassero a vedere bitcoin come una soluzione al problema del debito proprio grazie all’esempio statunitense, la domanda di dollari crollerebbe, mettendo pressione sul valore del dollaro e complicando ulteriormente il ruolo della Fed nella gestione della politica monetaria.

In poche parole: per il governo Usa, come per quelli occidentali, Bitcoin potrebbe risolvere il problema del debito pubblico. Il prezzo, però, è immenso ed è quello della perdita della leva finanziaria e del monopolio sulla politica monetaria. Si tratterebbe di un Gold Standard in versione Bitcoin: di un vero e proprio Bitcoin Standard.

Siamo sicuri che l’élite finanziaria e la classe dirigente pubblica siano pronte a rinunciare all’effetto Cantillon, a immolarsi per un futuro più roseo per i cittadini, senza lo spettro dell’iperinflazione, a costo di rinunciare a ogni potere sul denaro?

Io, molto umilmente, sono sicuro del contrario.

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