Fermata #207 - Il Bel Paese, anti-Bitcoin

Il viceministro dell'Economia Leo ha annunciato l'aumento della tassa sul capital gain di Bitcoin e criptovalute dal 26% al 42%. La misura, parte della manovra 2025, ha scatenato l'ira della comunità

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“L’America innova, la Cina imita, l’Europa regolamenta”

L’Italia tassa, mi permetto umilmente di aggiungere alla nota massima.

Mercoledì 16 ottobre, in conferenza stampa, il viceministro dell'Economia Maurizio Leo ha annunciato che la Manovra 2025 approvata dal Governo - che dovrà essere discussa in Parlamento - prevede un aumento della ritenuta sulle plusvalenze derivanti da Bitcoin e altre criptovalute dal 26% al 42%.

La ragione fornita è molto semplice: “Il fenomeno si sta diffondendo”. Quindi, tassiamolo di più.

La decisione è solo l’ultimo sintomo di quella che l’ottimo Stefano Capaccioli, commercialista fondatore di Coinlex, ha definito sul Sole 24 Oretecnofobia imperante”. All’Italia tecnologia e innovazione sono sempre andate molto indigeste. Siamo, dopotutto, il Bel Paese. Sole, mare, buon cibo, paesaggi meravigliosi. Già questo ci tiene ancora con mezza gamba tra le potenze del G7: che ci interessa del progresso?

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Curva di Laffer e fuga dei capitali

Quando lo Stato aumenta le imposte oltre un certo limite, i risultati possono essere controproducenti. Lo ha segnalato anche il giornalista del Sole 24 Ore Vito Lops, ricordando il concetto della Curva di Laffer.

Secondo tale teoria esiste un punto in cui aumentare ulteriormente la tassazione non genera maggiori entrate fiscali, ma le riduce. È un principio di economia di base, eppure sembra che i governi, inclusi quelli italiani, ignorino costantemente questa lezione.

Gli unici incentivi che l’Italia rischia di introdurre sono quelli alla fuga dei capitali e all’evasione. Chi ha mezzi e risorse significative non esiterà a trasferirsi all’estero, in Paesi con regimi fiscali più favorevoli e con normative meno soffocanti. Per sapere di più, Atlas21 ha realizzato una guida confrontando i Paesi con le regolamentazioni più favorevoli.

Per chi invece dispone di risorse più modeste, una tassazione così sproporzionata diventa un palese incentivo all’evasione. Evasione che sarà difficile da contrastare, visto che stiamo parlando di una tecnologia molto semplice da utilizzare in modo privacy-focused.

Lo Stato, anziché guadagnarci, finirà per perdere entrate e, al contempo, danneggiare irreparabilmente la sua reputazione agli occhi degli investitori e dei giovani innovatori. Meglio così: meno risorse pubbliche implicano minor interventismo e più libertà per il settore privato. L’autolesionismo statale aiuta senza dubbio l’individuo.

Il freno all’innovazione

La decisione colpirà in modo sproporzionato un gruppo chiave: i giovani. Come raccontato il 17 ottobre in un’intervista alla Stampa da Paolo Ardoino, CTO di Tether, la scelta è particolarmente dannosa per una generazione che ha visto in Bitcoin una via di accesso a mercati globali e a opportunità imprenditoriali che l’economia tradizionale non è stata in grado di offrire.

La Stampa del 17 ottobre 2024, pagina 8

Nell'intervista, Ardoino ha definito l’aumento della tassazione come "illogico e pericoloso". L'Italia, afferma, non solo non premia l’innovazione, ma criminalizza chi ottiene successo attraverso di essa. Questa misura rappresenta l'apice di una guerra al settore che, a suo avviso, va avanti da più di dieci anni.

Per un giovane imprenditore trovarsi di fronte a un sistema fiscale che tassa l’innovazione più di qualsiasi altro settore rappresenta un segnale chiaro: l'Italia non è un Paese dove si può crescere. E come evidenziato dallo stesso Ardoino, questa non è una novità. "L’Italia non ha mai capito dove andava il mondo, anche prima delle criptovalute”.

Nulla di nuovo sul fronte Occidentale

La decisione del Governo non è solo un problema fiscale: è la conferma della naturale ostilità dello Stato verso la libertà economica, indipendentemente dal colore dell’esecutivo.

Bitcoin nasce come uno strumento di resistenza politica ed economica in un mondo di sistemi finanziari centralizzati. Bitcoin è specificamente strutturato per funzionare indipendentemente da istituzioni, regolatori e normative. Chi vi scrive vede la misura dell’aumento delle tasse sulle plusvalenze in bitcoin come un diretto incentivo all’utilizzo di strumenti censorship-resistant, come i wallet non-custodial e le piattaforme peer-to-peer.

L’utilizzo di tecnologie che evitano il controllo statale non riguarda solo la privacy, ma diventa un principio di sopravvivenza economica in un mondo dove lo Stato cerca di sorvegliare e tassare ogni aspetto della vita privata (a proposito, avete fatto lo Spid per accedere a Pornhub o vi serve il referral per Mullvad VPN?)

“First they ignore you, then they laugh at you, then they fight you, then you win.”

Stiamo entrando nella fase “then they fight you” e Bitcoin è nato per momenti come questo. Gli strumenti ci sono e non sono complessi da utilizzare.

Arriva il bello.

Hai amici che hanno domande su Bitcoin? Stanno cercando risposte semplici che non li confondano con gergo tecnico?

Questa guida li aiuterà a capire cos’è Bitcoin, come funziona e come le persone lo stanno usando per spendere, risparmiare e inviare denaro.

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