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Fermata #214 - Bitcoin non ha alcun valore intrinseco
A meno di 16 anni dalla nascita, il prezzo di Bitcoin accarezza la soglia dei $100.000 e, come una sentenza della Corte di Cassazione, condanna definitivamente i sedicenti esperti del "nessun valore intrinseco"
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Definire le regole in modo chiaro
Sareste in grado di giocare a scacchi se, ad ogni mossa, venissero cambiate le regole del gioco?
Il sistema finanziario tradizionale è spesso vittima delle sue stesse regole, o meglio, della facilità con cui queste possono essere cambiate. Una delle ultime dimostrazioni è arrivata nel 2023 con il fallimento della Silicon Valley Bank (SVB), la sedicesima banca americana per dimensioni che, prima di chiudere, gestiva $212 miliardi. La storia del suo crollo è raccontata dettagliatamente nella fermata #84.
In questa sede basti il riassunto: la crescita record dei tassi d’interesse guidata dalle decisioni della Federal Reserve aveva fatto crollare il valore dei Treasuries, i titoli di Stato americani. Quelli che erano sempre stati considerati gli asset più sicuri al mondo e “risk-free”, come dicono gli economisti, a causa delle decisioni della Fed erano diventati strumenti di rischio e avevano fatto fallire una delle principali banche del Paese.
Banks are failing because they bought Treasuries. Full stop. The "safest asset in the world" is the riskiest asset in the world.
— Balaji (@balajis)
10:37 AM • Mar 13, 2023
Quello di SVB non è stato un caso isolato. C’è un fil rouge che lo collega direttamente alla crisi dei mutui subprime del 2008 e a quella del debito sovrano in Europa del 2010, giusto per fare altri due nomi. Il filo rosso si chiama instabilità, una caratteristica inevitabile in un sistema centralizzato in cui solamente due attori - banche centrali e Stati - hanno rispettivamente in mano il monopolio delle politiche monetarie e fiscali. Tassi che salgono e scendono, moneta che si stampa o si ritira, regole che cambiano senza preavviso. È un sistema che destabilizza tutto, creando bolle di entusiasmo e crolli rovinosi a ripetizione.
Bitcoin gioca un’altra partita. Le sue regole sono semplici, chiare e soprattutto immutabili. Nessuno può decidere, dall’oggi al domani, di aumentare la quantità di bitcoin in circolazione o di cambiare il modo in cui vengono scambiati. Non ci sono banchieri centrali, riunioni a porte chiuse o strategie decise da pochi. Tutto è trasparente e scritto nel codice.
Ma forse hanno ragione gli esperti: non c’è alcun valore intrinseco in un sistema economico con regole chiare e definite, in cui gli attori economici hanno la possibilità di pianificare per il medio e lungo periodo senza il timore di doversi costantemente adattare a cambiamenti improvvisi.
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Eliminare i privilegi
Il sistema finanziario tradizionale è progettato per favorire i più vicini alla stampante monetaria. I lettori più affezionati ormai lo sanno bene: quando le banche centrali immettono nuova liquidità, questa arriva in forma di credito prima a Stati, banche e grandi aziende, consentendo loro di investire prima che il mercato assorba l’aumento di moneta. Di conseguenza i prezzi salgono e chi riceve il denaro per ultimo – persone comuni e piccole imprese – si ritrova con un potere d’acquisto ridotto rispetto ai primi. È l’effetto Cantillon, una dinamica intrinseca al funzionamento della moneta che utilizziamo tutti i giorni e che non fa altro che ampliare il divario tra ricchi e poveri.
Bitcoin rompe questa catena. La sua emissione è decentralizzata e aperta a tutti: chiunque può partecipare al mining senza permessi o privilegi. Non ci sono scorciatoie né favoritismi. Inoltre, il tasso di inflazione di Bitcoin è decrescente, eliminando alla radice l’effetto Cantillon.
Nel sistema Bitcoin il denaro fa il denaro: non si spinge a discriminare per classe sociale, ruolo o connessioni. Per la prima volta, chiunque può partecipare con le stesse regole, senza che il sistema favorisca alcuni a scapito di altri.
Ma forse hanno ragione gli esperti: non c’è alcun valore intrinseco in un sistema che elimina alla radice i privilegi della classe dirigente dando le stesse opportunità a chiunque e minando la conservazione del potere costituito.
Contro il debito, a favore del risparmio
Viviamo in un mondo dove il debito è la norma e il risparmio è l’eccezione. Non è un caso. Dal momento in cui il dollaro ha abbandonato definitivamente il suo legame con l’oro, nel 1971, la moneta è diventata ancor più inflazionistica: ogni anno il suo valore si erode, spingendo le persone a spendere subito e, spesso, a indebitarsi.
E’ un effetto sistemico. Con i risparmi che perdono potere d’acquisto, accumulare capitale per il futuro è percepito come una strategia perdente. Il risultato? Una società in cui il consumo costante è il carburante dell’economia, ma anche la sua trappola. Sempre più persone vivono paycheck to paycheck, senza risparmi né stabilità, alimentando spese improduttive. È sano indebitarsi per una vacanza o, peggio ancora, per permettersi la spesa? No. È sano risparmiare e spendere solo quando necessario? Certo che sì.
Bitcoin capovolge questa logica. E’ una moneta la cui inflazione decresce e il cui potere d’acquisto, a parità di domanda, è destinato ad aumentare nel lungo periodo. Incentiva il risparmio invece che il debito. Meglio posticipare un acquisto non necessario se la moneta che ho in tasca si apprezzerà. La sua natura spinge gli individui a pianificare per il futuro, accumulando capitale in modo progressivo.
Con Bitcoin, il risparmio torna a essere il pilastro di una società basata su una sana e sostenibile crescita economica. Non c’è bisogno di consumare a tutti i costi: c’è spazio per costruire, risparmiare e investire con una moneta che premia la pazienza, non l’azzardo.
Ma forse hanno ragione gli esperti: non c’è alcun valore intrinseco in un sistema che permetterà a famiglie e imprese di aumentare i risparmi e ridurre drasticamente la loro domanda di credito.
NB. Nella prima puntata di Esploriamo Bitcoin, hanno parlato di questi primi tre temi il direttore di PlanB Network Giacomo Zucco e il co-conduttore del Bip Show Guybrush.
Dare un senso alla transizione energetica
La transizione energetica verso un’economia elettrificata è un obiettivo ambizioso, ma pieno di contraddizioni. Le fonti rinnovabili, come il solare e l’eolico, sono meno affidabili rispetto agli idrocarburi: producono energia solo quando le condizioni climatiche lo consentono e si reggono principalmente sui sussidi statali. In due parole, sono antieconomiche.
In questa newsletter ho scritto decine di articoli raccontando come Bitcoin offra una soluzione concreta al problema. I miner agiscono come compratori di ultima istanza per l’elettricità. Quando c’è un eccesso di energia, che altrimenti andrebbe sprecata, il mining la sfrutta, garantendo un ritorno economico per chi investe in rinnovabili. Questo stabilizza le reti elettriche e rende più sostenibili gli impianti di energia verde.
Senza contare che il mining possa persino contribuire alla riduzione delle emissioni climalteranti. Raffinerie e discariche producono gas di scarto, come il metano, che spesso viene bruciato o rilasciato nell’atmosfera. Convertendo questi gas in elettricità per alimentare il mining, si riducono le emissioni nocive e si dà un valore economico a un sottoprodotto altrimenti sprecato.
Ma forse hanno ragione gli esperti: non c’è alcun valore intrinseco in un sistema che rende profittevole la transizione energetica.
NB. Nella terza puntata di Esploriamo Bitcoin, hanno parlato di questo tema il co-fondatore e Ceo di Alps Blockchain Francesco Buffa, il mining analyst Giorgio Rasetto e il co-conduttore del Bip Show Riccardo Giorgio Frega.
Concretizzare l’inclusione finanziaria
Nel mondo, circa 1,4 miliardi di adulti non hanno accesso a un conto bancario. Una parte significativa della popolazione globale è esclusa dai servizi finanziari di base, come il risparmio sicuro, l'accesso al credito o la possibilità di effettuare pagamenti elettronici. Le cause di questa esclusione sono molteplici: infrastrutture bancarie insufficienti, costi elevati dei servizi, requisiti burocratici complessi e, in alcuni casi, mancanza di fiducia nelle istituzioni finanziarie.
Bitcoin offre una soluzione e permette a chiunque, ovunque nel mondo, di inviare e ricevere valore in modo istantaneo, senza la necessità di intermediari o permessi. Un esempio concreto è rappresentato dal mercato delle rimesse, ovvero i trasferimenti di denaro effettuati dai lavoratori migranti verso i loro Paesi d'origine. Secondo la Banca Mondiale le commissioni per le rimesse possono variare notevolmente a seconda del canale utilizzato, arrivando fino al 20%. Bitcoin consente di effettuare trasferimenti a costi ridotti e in tempi molto rapidi, offrendo un'alternativa efficiente, accessibile e molto più sicura.
Ma forse hanno ragione gli esperti: non c’è alcun valore intrinseco in un sistema che offre l’accesso al mercato globale a persone che hanno avuto la colpa di non nascere in Occidente.
NB. Nella sesta puntata di Esploriamo Bitcoin, i Bitcoin Explorers Riccardo Giorgio Frega e Laura Nori hanno parlato proprio di questi temi.
E allora ringraziamo 10, 100, 1.000, anzi 100.000 volte i sedicenti esperti del valore intrinseco, è anche grazie alla loro disarmante incompetenza se la fiducia nel sistema finanziario tradizionale è protagonista di un inarrestabile declino. Un declino che, in un perfetto gioco a somma zero, corrisponde all’ascesa dell’unica, vera, alternativa sana: Bitcoin.
PS. Il valore intrinseco non esiste. Buon weekend.
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