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Fermata #216 - La moda della riserva strategica

Stati Uniti, Germania, Brasile, Polonia, El Salvador, Bhutan: tra chi lo propone e chi lo fa già da tempo, è corsa alla riserva nazionale in bitcoin. L'interesse della classe politica è ai massimi storici

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Il prezzo, si sa, ha sempre un fascino capace di stregare gli osservatori esterni. Il flirt con i $100.000 ha acceso nuovamente i riflettori su Bitcoin e lo ha portato all’attenzione anche di chi non se ne occupa quotidianamente o, semplicemente, non ne è un appassionato. A questo si aggiunga un pizzico di legittimazione istituzionale arrivata a gennaio con l’approvazione degli ETF spot negli Stati Uniti e la ricetta è pronta da consumarsi: i golosi in prima fila diventano i politici.

Seppur Bitcoin resti una tecnologia molto giovane, inizia ad avere un minimo di track record: quasi 16 anni di vita e, nonostante le molteplici avversioni e previsioni di morte prematura, un prezzo ai massimi storici. Bitcoin è sopravvissuto alla Blocksize War ed è sopravvissuto al crollo dei mercati legato al Covid: questi elementi, sommati tutti insieme, iniziano a generare una timida fiducia nell’asset anche tra coloro che non comprendono che l’unica cosa che non dovrebbero avere è proprio quella: la fiducia.

E dunque, così, quasi all’improvviso - gradually then suddenly si direbbe nel settore - parte tra i rappresentanti del mondo politico la moda della riserva strategica. Il first mover è stato El Salvador che l’ha prima annunciata e poi messa in atto. Quella che si è verificata più recentemente è una corsa all’annuncio, alla presentazione del disegno di legge, alla diffusione del comunicato stampa, per dire al mondo che: “Hey, anche qui da noi stiamo valutando di creare una riserva strategica in bitcoin!

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I casi sono quelli degli Stati Uniti, con esempi anche tra i singoli Stati federali, della Germania, del Brasile e della Polonia. Ah, vietato dimenticare il piccolo Bhutan che, nonostante i soli 787.000 abitanti, è il terzo detentore nazionale di bitcoin al mondo.

L’esempio di El Salvador e la corsa all’oro degli altri Paesi

Il 16 novembre 2022, il Presidente di El Salvador, Nayib Bukele, ha annunciato che, a partire dalle 24 ore successive, il Paese avrebbe iniziato ad acquistare un bitcoin al giorno. La promessa è stata e continua tutt’oggi a essere mantenuta, con il governo che ha persino pubblicato un sito web per monitorare la progressione degli acquisti.

Al 29 novembre 2024, El Salvador detiene 5.949 bitcoin, corrispondenti a circa $576.000.000. I numeri forniti dal governo potrebbero non essere precisi e si discostano leggermente da un sito indipendente, il Nayib Bukele Portfolio Tracker, secondo cui El Salvador deterrebbe 6.171 bitcoin per un valore di $597.000.000. In ogni caso, il piano di accumulo del Paese centroamericano sta funzionando: la media di carico dei bitcoin acquistati è di circa $45.000, il ché rende la riserva in profitto di oltre il 100%.

Il dibattito negli Stati Uniti

Nonostante fosse stato paventato già in passato dalla senatrice repubblicana Cynthia Lummis, il tema negli Stati Uniti è tornato alla ribalta durante la Bitcoin Conference 2024 di Nashville, a luglio. E’ lì che Donald Trump, Robert Kennedy Jr. e la stessa Lummis hanno proposto tre diverse strategie di implementazione di una riserva strategica nazionale in bitcoin. Gli ordini di grandezza proposti, sorpresa sorpresa, sono ben diversi da quelli di El Salvador.

Robert F. Kennedy Jr. è stato decisamente il più ottimista. Ha proposto di trasferire i 204.000 bitcoin già detenuti dal governo Usa alla Federal Reserve, affinché siano conservati come "asset strategico". Inoltre, ha dichiarato l'intenzione di ordinare al Dipartimento del Tesoro l'acquisto di 500 bitcoin al giorno, fino a raggiungere una riserva di almeno 4.000.000 di bitcoin. Lo so che state ridendo, trattenetevi.

Cynthia Lummis ha presentato una proposta di legge secondo cui gli Stati Uniti dovrebbero detenere circa 986.605 bitcoin, per un valore stimato di $95 miliardi, equivalenti a circa il 5% dell'offerta totale di Bitcoin.

Infine, Donald Trump si è limitato a promettere che i bitcoin già detenuti dal governo sarebbero stati inclusi nella strategia di riserva nazionale, con l'intento di fare degli Stati Uniti la "cripto capitale del pianeta”.

Parallelamente alle proposte federali, lo scorso 13 novembre il rappresentante repubblicano della Pennsylvania, Mike Cabell, ha presentato alla Camera dei Rappresentanti una proposta di legge denominata "Strategic Bitcoin Reserve Act". Il disegno di legge prevede la possibilità per la Pennsylvania di investire fino al 10% dei fondi statali in bitcoin, con l'obiettivo di proteggere l'economia statale dall'inflazione e garantire stabilità in periodi di incertezza economica.

L’avanzata del Brasile

Pochi giorni fa, il 25 novembre, in Brasile è stato presentato un disegno di legge che propone la creazione della “Reserva Estratégica Soberana de Bitcoins” (RESBit).

La proposta, presentata dal deputato Eros Biondini, prevede un’allocazione fino al 5% delle riserve internazionali brasiliane, attualmente stimate intorno ai $372 miliardi, in bitcoin. Il potenziale investimento potrebbe quindi raggiungere i $18,6 miliardi.

Germania double face

In Germania le autorità della Sassonia hanno venduto nei mesi scorsi circa 50.000 bitcoin provenienti da procedimenti giudiziari, per un totale di €2,6 miliardi. Dall’ultima tranche di vendite il prezzo di bitcoin è cresciuto del 70%.

Nel Parlamento tedesco, però, c’è qualcuno che è attivamente coinvolto nel divulgare Bitcoin. Si tratta della deputata indipendente Joana Cotar che ha lanciato a inizio anno l’iniziativa Bitcoin im Bundestag e che ho intervistato per Atlas21.

La decisione di liquidare rapidamente i bitcoin è stata criticata da Cotar, che ha definito la mossa "insensata" e "controproducente". Per lei la Germania dovrebbe invece comprare e risparmiare bitcoin come "valuta di riserva strategica" per proteggersi dall'inflazione e dalla svalutazione monetaria. La stessa Cotar ha scritto una Bitcoin Bill che, tuttavia, non può presentare al Parlamento in quanto indipendente. Dovrà quindi prima suscitare l’interesse di almeno una formazione politica. La proposta di legge punta a:

  1. Promuovere l'educazione su Bitcoin tra la popolazione;

  2. Integrare bitcoin nelle riserve nazionali;

  3. Riformare il sistema monetario: viene proposto di limitare l'accumulo di debito adottando una miglior responsabilità finanziaria a livello nazionale.

La mossa polacca

Il 17 novembre 2024, Sławomir Mentzen, candidato alle elezioni presidenziali polacche previste per maggio 2025, ha annunciato l'intenzione di istituire una riserva strategica nazionale di bitcoin qualora venisse eletto. La dichiarazione è stata resa pubblica attraverso un post su X. Si tratta, però, di una vana speranza. Mentzen è infatti il candidato del partito Nuova Speranza e co-leader della coalizione di destra: è considerato, di fatto, un candidato minore con possibilità molto limitate di successo elettorale.

Insomma, il concetto di riserva strategica sta iniziando davvero ad andare di moda. La classe politica sta capendo che strizzando l’occhio a una nuova nicchia di elettori, quella di coloro che hanno interessi economici in Bitcoin, può raccogliere qualche voto in più.

Non solo, la riserva strategica è anche un’ottima idea per abbattere l’altrimenti irriducibile debito pubblico, come scrivevo con esempi e calcoli nella fermata #177, parlando degli Stati Uniti. Ma, come analizzavo nello stesso articolo, il prezzo della risoluzione del debito pubblico è quello della perdita della leva finanziaria.

Siamo sicuri che la classe politica sia pronta a rinunciarvi?

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