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Fermata #219 - El Salvador e l'accordo con l'FMI

Il Fondo Monetario Internazionale starebbe concedendo un prestito da oltre $1 miliardo al Paese centroamericano in cambio di una modifica alla Bitcoin Ley. Quali sono le conseguenze?

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Sono voci non confermate, ma significative.

Secondo quanto riportato dal Financial Times, il Fondo Monetario Internazionale starebbe negoziando con El Salvador un prestito da $1,3 miliardi in cambio di una modifica alla Bitcoin Ley, la legge che ha reso bitcoin moneta a corso legale nel Paese a settembre 2021. L’accordo prevedrebbe che l’accettazione di bitcoin da parte delle attività commerciali diventasse formalmente opzionale e non più obbligatoria.

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La Bitcoin Ley e la realtà sul campo

L’articolo 7 della Bitcoin Ley stabilisce che tutte le attività economiche devono accettare bitcoin come mezzo di pagamento. Nello specifico, l’articolo recita:

Tutti gli agenti economici devono accettare il bitcoin come forma di pagamento quando gli viene proposto da un acquirente di beni o servizi.

Nella pratica, tuttavia, l’obbligatorietà non è mai stata applicata. La maggior parte delle imprese in El Salvador non accetta bitcoin e non sono applicate sanzioni per chi non si conforma. A raccontarlo a questa newsletter sono stati Rikki e Laura, i Bitcoin Explorers, che per due volte hanno visitato il Paese centroamericano.

Per Nayib Bukele, quindi, l’accordo rappresenterebbe una doppia vittoria. Da una parte, il governo otterrebbe nuovi finanziamenti dall’FMI; dall’altra, confermerebbe la capacità di El Salvador di negoziare con le istituzioni internazionali senza abbandonare la sua strategia Bitcoin.

Nei mesi scorsi l’FMI si è opposto con forza all’adozione di bitcoin come valuta legale nel Paese, citando rischi legati alla “stabilità finanziaria” e al “riciclaggio di denaro”. Parole che non rappresentano certamente una novità: già a gennaio 2022, quattro mesi dopo l’entrata in vigore della Bitcoin Ley, il Fondo aveva criticato il Paese centroamericano con un comunicato: “L'adozione di una criptovaluta come moneta legale - aveva scritto - comporta grandi rischi per l'integrità finanziaria e del mercato, la stabilità finanziaria e la protezione dei consumatori. Inoltre, può creare passività contingenti”.

Le motivazioni del FMI

Se confermata, la proposta di rendere opzionale l’accettazione di bitcoin in cambio del prestito - e quindi in cambio di una riconciliazione simbolica tra El Salvador e l’istituzione - solleverebbe forti dubbi sulle reali motivazioni del FMI.

E’ verosimile pensare che i funzionari del Fondo ignorino completamente la situazione sul campo in El Salvador, dove l’obbligatorietà prevista dalla legge è del tutto ignorata? E se così non fosse, se, quindi, gli emissari di Washington conoscessero bene lo stato delle cose, per quale motivo si dovrebbero accontentare di una modifica alla legge completamente irrilevante dal punto di vista pratico?

Una risposta potrebbe essere che l’insistenza sulla modifica all’articolo 7 potrebbe avere uno scopo più simbolico che sostanziale.

Il FMI potrebbe voler lanciare un messaggio chiaro ad altri Paesi: “Investite pure in bitcoin come riserva di valore, ma non usatelo come mezzo di scambio.” Questo approccio salvaguarderebbe il predominio del dollaro statunitense nelle transazioni quotidiane, mantenendo intatti i meccanismi di controllo e monitoraggio tipici del sistema finanziario tradizionale. L’adozione di bitcoin come mezzo di scambio minaccia concretamente il potere delle istituzioni di censurare le transazioni e di esercitare il monopolio sulla politica monetaria, mentre l’utilizzo di bitcoin unicamente come riserva di valore permetterebbe alle istituzioni finanziarie di conservare gran parte del potere, come accade già oggi con l’oro.

Un messaggio al mondo

L’iniziativa dell’FMI potrebbe essere interpretata come una mossa strategica per proteggere il privilegio dello status quo. Bitcoin rappresenta un’alternativa che sfida i principi fondamentali di istituzioni neocolonialiste come il FMI e la Banca Mondiale.

Il Fondo, quindi, sembra disposto a fare concessioni significative, come il prestito miliardario a El Salvador, pur di influenzare il modo in cui bitcoin viene percepito e utilizzato a livello globale.

Da un lato, la strategia potrebbe forse rallentare l’adozione di bitcoin come mezzo di scambio. Dall’altro, rimarcherebbe la forza di bitcoin come riserva di valore. Sempre più investitori istituzionali e privati vedono bitcoin come una copertura contro l’inflazione e una forma di risparmio a lungo termine. Ma con il progressivo aumento della capitalizzazione di mercato spinta dagli investimenti, negli anni, la volatilità di bitcoin è destinata a ridursi come già si è ridotta drasticamente dai primissimi anni di vita a oggi, rendendolo di fatto un mezzo di scambio più stabile e competitivo rispetto alle valute fiat.

Il dollaro statunitense rappresenta l’ultima linea di difesa del sistema finanziario tradizionale. Come valuta di riserva globale, il dollaro beneficia di una relativa stabilità e di una domanda costante. Tuttavia, il suo destino è legato a doppio filo alla capacità delle istituzioni di mantenere il controllo sulle transazioni finanziarie internazionali.

Bitcoin rappresenta una minaccia esistenziale per tale modello. Non è una questione di “se”, ma di “quando” il dollaro perderà il suo status dominante. Il processo sarà graduale, ma inevitabile: man mano che bitcoin guadagnerà fiducia come mezzo di scambio e riserva di valore, il sistema fiat subirà pressioni crescenti.

La trattativa tra El Salvador e l’FMI potrebbe essere molto più di una semplice questione economica. Potrebbe essere la cartina al tornasole di come le istituzioni si stiano accorgendo di trovarsi di fronte a una minaccia concreta alla conservazione del loro potere.

Forse, una volta tanto, avrebbero ragione.

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