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Fermata #234 - Segnale e rumore
Mentre i giornali si focalizzano sul prezzo, le innovazioni reali vengono costruite su Bitcoin. ArkLabs è al centro dell'attenzione nello sviluppo del protocollo ARK
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Là fuori, nel mondo, i giornali e i media mainstream sono ossessionati dal prezzo di Bitcoin. Questa newsletter è nata sull’orlo del mercato ribassista partito a fine 2021 e chi vi scrive ha visto lo stesso, identico film anche nel 2018.
Quando il prezzo sale le grandi testate parlano di una nuova corsa all’oro digitale; quando scende, gridano al collasso e alla fine del sogno. Altri ancora si concentrano sulle solite storie di speculazione sfrenata, guardando in queste settimane alle memecoin e agli ennesimi schemi di arricchimento rapido che infestano l’ecosistema.
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Il tutto è riassumibile in tre semplici parole: rumore di fondo. Il segnale sta altrove, nello sviluppo di nuove tecnologie pensate per far scalare l’utilizzo indipendente di Bitcoin. L’esempio più attuale è ARK.
Lo stato dell’arte: il protocollo ARK
Mentre i titoli dei giornali oscillano tra entusiasmo e disfattismo, sottotraccia, lontano dai riflettori, stanno nascendo innovazioni che rafforzano Bitcoin come sistema monetario e come piattaforma di scambio decentralizzato. ArkLabs, guidata dall’italiano Marco Argentieri (Tiero), ne è un esempio lampante: è la startup che si sta occupando dello sviluppo di ARK.
Come funziona ARK?
ARK è un protocollo layer-2 per Bitcoin che consente agli utenti di condividere UTXO (unspent transaction output) off-chain, tramite output “virtuali” chiamati vTXO (virtual UTXO).
In pratica, l’ARK Service Provider (ASP, cioè il server ARK) crea una speciale transazione on-chain (detta transazione di round) in cui mescola gli input UTXO di molti utenti e li raggruppa in un unico UTXO condiviso, producendo contemporaneamente più vTXO off-chain – uno per ciascun utente.
Ogni vTXO rappresenta quindi un output spendibile off-chain: è come un output Bitcoin che esiste ma non è ancora confermato sulla blockchain.
Immaginate ARK come una sorta servizio di compensazione per pagamenti Bitcoin: un po’ come una banca particolare in cui depositi i tuoi bitcoin e in cambio ottieni un credito virtuale garantito dagli stessi bitcoin depositati. Con la cruciale differenza che, nel caso dell’ASP, non c’è il rischio di controparte tipico delle banche.
Ad esempio, Alice vuole usare ARK: deposita 0,1 BTC e ottiene in cambio un “gettone” off-chain (il suo vTXO) che vale 0,1 BTC. Questo gettone non è altro che un pagherò crittografico: prova che Alice ha diritto a 0,1 BTC reali in qualsiasi momento. A questo punto, finché Alice tiene il suo gettone all’interno di ARK, può spenderlo verso altri utenti ARK in modo istantaneo – come scambiarsi fiches all’interno di un casinò invece di usare contanti ogni volta. Alice può pagare Bob trasferendogli parte del suo saldo ARK: il server ARK aggiorna i record off-chain togliendo 0,02 BTC dal gettone di Alice e aumentando di 0,02 BTC il gettone di Bob. Questa operazione è immediata e non passa per la blockchain di Bitcoin, quindi non ha commissioni di mining né tempi di conferma: è come aggiornare un registro interno.
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Quanta fiducia nell’Ark Service Provider?
Importante: Alice non rischia nulla in questo processo, perché le regole di ARK fanno sì che il suo deposito iniziale e il trasferimento a Bob siano legati atomicamente. Significa che o entrambe le cose avvengono, oppure nessuna: Alice consegna i suoi 0,1 BTC solo contestualmente al fatto che il server le ha creato il credito (così non può perdere i fondi senza ricevere il gettone), e in ogni pagamento interno il server garantisce che Bob ottenga il suo saldo prima di poter riscattare quello di Alice. In parole semplici, è come se Alice firmasse un assegno e l’ASP lo assicurasse: l’assegno di Alice verso Bob può essere incassato solo se contestualmente la banca registra che Bob ha ricevuto quei soldi.
Se qualcosa andasse storto, entrerebbero in gioco dei “piani B” automatici: ad esempio, se il server non finalizza l’operazione, Alice ha una ricevuta firmata dal server che le permette di riavere indietro i suoi BTC depositati dopo un certo periodo (24 ore). Viceversa, se Alice cercasse di truffare il sistema cercando di reclamare i suoi BTC depositati dopo aver già speso il gettone, il server ha una contro-firma che impedisce la truffa e incassa quei BTC. Tutto questo è codificato nelle regole del protocollo, quindi non serve fiducia: è matematicamente garantito dalle firme crittografiche e dai blocchi temporali.
Dal punto di vista dell’utente comune, usare ARK sarà molto semplice. Potrebbe funzionare così: scarichi un wallet ARK (o un wallet Bitcoin con supporto ARK), invii alcuni satoshi ad un indirizzo fornito dal servizio ARK per “entrare” e dopo una conferma o due ti ritrovi quel saldo disponibile off-chain sull’app. Da lì in poi, puoi inviare e ricevere micropagamenti istantanei verso altri utenti. Non devi preoccuparti di canali Lightning, di rimanere online, di fee elevate: finché resti nel sistema ARK, i trasferimenti sono veloci e praticamente gratuiti.
Se poi vuoi tornare on-chain, ad esempio spostare i BTC dal wallet ARK al tuo wallet normale, richiedi un prelievo: in background, il tuo wallet comunicherà al server e genererà la transazione per rimandare i BTC sulla blockchain a un tuo indirizzo. Questa operazione di uscita può richiedere un po’ di tempo (può essere immediata se il server collabora, oppure avrà un piccolo ritardo di sicurezza – es. 24 ore – se devi farla unilateralmente), ma il punto cruciale è che puoi sempre riscattare i tuoi bitcoin. Anche se il server ARK sparisse improvvisamente, tu hai le chiavi per reclamare sulla blockchain ciò che ti spetta. In sostanza, ARK permette a un utente medio di utilizzare Bitcoin come mezzo di pagamento quotidiano: depositi una volta, fai tanti pagamenti veloci off-chain, e prelevi quando vuoi consolidare. Il tutto mantenendo la custodia delle tue chiavi durante l’uso, e senza dover imparare complessità tecniche.
In definitiva, ARK permette due innovazioni chiave:
Scalabilità della self-custody grazie all’UTXO sharing: consente a molti utenti di condividere un singolo UTXO on-chain, mantenendo il controllo individuale sui propri fondi tramite output virtuali (vTXO). Questo significa che la custodia rimane self-hosted, senza dover gestire direttamente complessi setup di canali come in Lightning o fidarsi di federazioni come in Fedimint.
Pagamenti istantanei e trustless: gli utenti possono scambiarsi valore in modo istantaneo all'interno del network ARK senza pagare fee on-chain, riducendo i costi rispetto alle normali transazioni Bitcoin.
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