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Fermata #237 - La finta rivoluzione della Strategic Bitcoin Reserve
Gli Stati Uniti non comprano bitcoin ma rinominano "riserva strategica" quelli già detenuti. Una mossa dal forte impatto comunicativo, ma di fatto un grande buco nell'acqua
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Il 6 marzo 2025, il presidente Donald Trump ha firmato un ordine esecutivo che istituisce la Strategic Bitcoin Reserve, una misura che a prima vista sembra riconoscere Bitcoin come risorsa strategica per gli Stati Uniti. Analizzando però il provvedimento al di là della retorica politica, emergono aspetti che sollevano dubbi sulla reale portata dell'iniziativa.
Come spesso accade con le mosse dei governi, ciò che appare non sempre coincide con la sostanza. La decisione potrebbe non essere l’inizio di un'accumulazione governativa di Bitcoin. Si tratta, piuttosto, di un'operazione politica ben congegnata, destinata più a generare clamore mediatico che a cambiare la posizione degli Stati Uniti nei confronti di Bitcoin.
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Cosa prevede l'ordine esecutivo?
Il provvedimento di Trump stabilisce la creazione di due nuove entità per la gestione degli asset digitali in possesso del governo:
Strategic Bitcoin Reserve: destinata a raccogliere e custodire i Bitcoin sequestrati in operazioni giudiziarie, impedendone la vendita.
United States Digital Asset Stockpile: una riserva per altre criptovalute confiscate, che invece potranno essere liquidate a discrezione del Dipartimento del Tesoro.
L’elemento chiave del provvedimento è che non prevede alcun acquisto immediato di bitcoin da parte del governo. Il Dipartimento del Tesoro potrà valutare l’eventuale acquisizione di BTC solo con strategie "budget-neutral", ovvero senza generare costi aggiuntivi per i contribuenti: vale a dire, vendendo altri asset già posseduti. In altre parole, gli Stati Uniti non stanno accumulando Bitcoin come farebbe una vera riserva strategica, ma si limitano a trattenere quelli già confiscati.
Più che una rivoluzione, siamo di fronte a un rimaneggiamento amministrativo di asset già in loro possesso.
Il valore comunicativo: legittimare Bitcoin
Sul piano della comunicazione, la mossa ha un effetto chiaro: il governo degli Stati Uniti si appropria della narrativa su Bitcoin come riserva di valore, senza però fare nulla di concreto per rafforzarla. Il messaggio implicito è che Bitcoin merita di essere trattato come una risorsa strategica, ma nella pratica il governo non è disposto ad allocare risorse extra per acquisirlo. Ci tiene, al contrario, a sottolineare che eventuali future accumulazioni sarebbero a "costo zero per i contribuenti", tramite la vendita di asset già detenuti dal Tesoro.
Insomma, tutto cambia affinché nulla cambi. Il solo fatto di annunciare una "riserva strategica" ha generato entusiasmo tra alcuni bitcoiner, che vedono il provvedimento come un ulteriore, forse definitiva, conferma della crescente adozione istituzionale.
Ma il mercato ha dimostrato un'opinione differente: il prezzo di bitcoin, che il giorno dell'annuncio si aggirava intorno ai $92.000, è sceso in pochi giorni fino a $77.000, salvo poi riaffacciarsi oltre la soglia degli $80.000. In altre parole, l'assenza di acquisti ha deluso gli investitori. Se il governo avesse realmente pianificato di accumulare BTC, ci sarebbe stata una spinta rialzista significativa. Invece, abbiamo assistito a un classico esempio di "buy the rumor, sell the news": si è generata aspettativa su un possibile accumulo, ma il risultato finale è stato molto meno impattante del previsto.
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Un contentino per i lobbisti
Oltre al marketing e al suo effetto sulla consapevolezza e sulla percezione dell'opinione pubblica, l’impatto reale della Strategic Bitcoin Reserve è praticamente nullo.
L’unica conseguenza tangibile è che i Bitcoin in cassa al governo americano non verranno più messi all’asta come accaduto in passato, riducendo la pressione di vendita da parte dello Stato.
A ben vedere, il provvedimento è più vicino a una razionalizzazione burocratica che a una vera strategia economica. Non introduce alcun incentivo per l’adozione di Bitcoin negli Stati Uniti, non stabilisce alcuna protezione per chi lo detiene e non prevede alcuna riduzione della regolamentazione.
Come noto, Bitcoin Magazine è stata una delle società protagoniste del lobbismo nei confronti di Trump durante la sua campagna elettorale. Il CEO di BTC Inc., società editrice di Bitcoin Magazine, David Bailey, si è speso più volte personalmente promettendo che l'amministrazione Trump avrebbe approvato una riserva strategica in Bitcoin. La mossa del governo, più che una presa di posizione rivoluzionaria degli Stati Uniti nei confronti di Bitcoin, appare molto più come un ringraziamento dovuto a BTC Inc. per il sostegno elettorale, di modo che Bailey abbia potuto gridare al mondo: obiettivo raggiunto!
When the history books are written, this will prove to be the single most important monetary policy decision since Bretton Woods. I look forward to learning more tomorrow, and outlining more than $1 trillion dollars of “budget neutral” capital that can go to growing our reserve.
— David Bailey🇵🇷 $0.85mm/btc is the floor (@DavidFBailey)
1:01 AM • Mar 7, 2025
L’incoerenza con la posizione dell'Fmi su El Salvador
Nella scorsa fermata ho analizzato l'accordo tra il Fondo Monetario Internazionale ed El Salvador per un prestito da $1,4 miliardi, vincolato alla rinuncia del progetto di adozione statale di Bitcoin.
Ora gli stessi Stati Uniti, che del Fondo Monetario Internazionale costituiscono il cuore, istituiscono una propria riserva strategica di Bitcoin, dopo aver criticato aspramente chi ha cercato di fare lo stesso.
Se Bitcoin è davvero un asset così rischioso per la stabilità finanziaria, perché gli USA lo dichiarano riserva strategica? E se invece ha un valore strategico, perché hanno cercato di fermare El Salvador? Finché Bitcoin veniva adottato da piccoli Paesi, era un rischio. Ora che gli Stati Uniti lo inseriscono tra le loro riserve, diventa strategico. Insomma, leggere tra le righe è sempre importante.
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