Fermata #37 - La distopia monetaria

Nuovo report della BIS: "Il futuro del sistema monetario". CBDC, sorveglianza di massa, controllo centrale: tutto nero su bianco. Cosa ci aspetta?

Rivendicazione del ruolo della fiducia nell’economia, utilizzo delle CBDC1 per ogni tipo di transazione, monopolio monetario delle banche centrali.

Il futuro del denaro secondo visioni e obiettivi della BIS2, spiegato nero su bianco nel BIS Annual Economic Report 2022 pubblicato lo scorso 26 giugno. A presentarlo è stato il direttore generale Agustín Carstens (immagine di copertina):

Il mio messaggio principale oggi è semplice: l'anima del denaro non appartiene né a una big tech né a un registro anonimo3. L'anima del denaro è la fiducia. Le banche centrali sono state e continuano a essere l'istituzione più adatta a fornire fiducia nell'era digitale.

Volendo dedicare il finale dell’articolo alle critiche verso questa affermazione mi concentrerò prima sul terzo capitolo del report: Il futuro del sistema monetario.

La sezione analizza la diffusione e i limiti del mondo “cripto” per poi spiegare come ereditarne alcune tecnologie per disegnare il futuro del denaro: le CBDC.

I problemi del mondo “cripto”

Frammentazione del mercato

Una delle maggiori critiche che viene mossa al mercato delle criptovalute è quella di essere “frammentato”. Scrive la BIS:

La frammentazione dell'universo delle criptovalute solleva seri dubbi sulla loro idoneità come denaro. Il denaro è un dispositivo di coordinamento che serve alla società grazie al suo forte effetto network: più utenti adottano una particolare forma di denaro, più utenti ne vengono attratti. Per questo motivo, il denaro ha la proprietà "winner takes all", in cui l’effetto network porta al dominio di una versione di denaro come mezzo di transazione generalmente accettato in tutta l'economia.

Quanto scritto in questo passaggio è vero. Il denaro è uno standard sul quale convergere: se utilizzassimo centinaia di forme diverse di moneta i prezzi di ogni bene e servizio dovrebbero essere indicati in tutte le valute circolanti e, oggettivamente, si tratterebbe di uno scenario poco praticabile. In pratica, dice l’istituto svizzero, le criptovalute non possono svolgere efficacemente la funzione di denaro perché ce ne sono troppe e “manca un’ancora”.

Ciò che la BIS volutamente omette è che un singolo standard di denaro digitale perfettamente funzionante sul quale convergere c’è e si chiama Bitcoin: l’unica tecnologia sufficientemente credibile nata proprio per rappresentare uno standard monetario alternativo4 a quello tradizionale. Bitcoin e criptovalute sono concetti distanti anni luce l’uno dall’altro (ne ho scritto qui in modo più esteso), ma è comprensibile che a una banca centrale faccia comodo sorvolare sulle proprietà di Bitcoin, mettendo tutto in un unico calderone.

Limitazioni delle blockchain

Il report si concentra poi sulle limitazioni tecnologiche delle blockchain citando il cosiddetto Trilemma (per i dettagli, fermata #17). Per la BIS le “blockchain permissionless”5 devono fare i conti con grandi problemi di scalabilità e di interoperabilità:

Un sistema di blockchain concorrenti non interoperabili ma sostenute dalla speculazione introduce nuovi rischi di hacking e furto. L'interoperabilità si riferisce alla capacità dei protocolli e dei validatori di accedere e condividere le informazioni, nonché di convalidare le transazioni, tra diverse blockchain.

Altro punto corretto in principio ma del tutto fuorviante. A differenza di come la narrativa fraudolenta dei crypto-guru e degli uffici marketing vorrebbe far credere, non esistono “blockchain permissionless” al di fuori di quella di Bitcoin, per cui l’interoperabilità è un non-problema.

E se è vero che il layer 1 di bitcoin non è scalabile - ed è quindi impensabile che possa supportare miliardi di transazioni quotidiane insieme ad altri servizi - è altrettanto vero che ci sono layer successivi (il più noto layer 2 è Lightning Network, di cui ho scritto qui) pronti ad assolvere le più svariate funzioni. Dai pagamenti istantanei (LN per l’appunto) alla messaggistica, dal play-to-earn all’autenticazione pseudonima, dai social ai browser.

Questo, la BIS, ha dimenticato di riportarlo.

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La distopia monetaria

Dato per acquisito che le criptovalute non possano svolgere il ruolo di moneta - ignorando completamente la funzione reale di Bitcoin - il report spiega quali saranno le tecnologie alle quali dovremo abituarci: in particolare le Central Bank Digital Currencies.

Wholesale e Retail CBDC

La BIS distingue tra Wholesale CBDC e Retail CBDC. Le prime sarebbero strumenti di settlement tra banche centrali le quali - dopo aver stipulato accordi multilaterali - effettuerebbero transazioni tra di loro con l’aiuto della DLT6. Le seconde sarebbero invece le valute distribuite alla popolazione per l’utilizzo classico, il cosiddetto mercato “retail”.

Come avverrebbe quest’ultimo passaggio? Tramite la collaborazione con le banche private che avrebbero il compito di fornire, in competizione tra loro, i migliori servizi agli utenti finali. Una sorta di schema ad albero dove il tronco rappresenta la banca centrale, i rami le banche private e le foglie i clienti retail.

Insomma un macro-schema che vede nella banca centrale l’istituzione di ultima istanza nella quale riporre tutta la fiducia. Un sistema teoricamente non molto diverso da quello che conosciamo già oggi, ma con una differenza radicale: la programmabilità della moneta. Dal report:

La programmabilità non è appannaggio del mondo cripto ma può consentire lo sviluppo di di CBDC, di sistemi di pagamento rapidi e delle relative architetture di dati associate. […] Le CBDC beneficerebbero della stabilità e dell'unicità della valuta che le banche centrali forniscono.

E come potrà essere sfruttata questa caratteristica? Lo spiega sempre la BIS:

Lo pseudo-anonimato è incline ad abusi da parte di attori illeciti e il settore della DeFi è pieno di frodi e furti; l'identificazione è necessaria. Le nuove tecnologie possono aiutare a prevenire meglio le attività illecite e a migliorare i sistemi attuali.

Con la classica scusa della prevenzione delle “attività illecite” le CBDC renderanno possibile il tracciamento di ogni singola transazione tra privati - solo apparentemente liberi - i cui rapporti economici saranno costantemente monitorati dalle istituzioni che diventeranno soci occulti della vita privata di ognuno di noi.

“Fidati di me”

Tutto questo - come spiegato dalla BIS stessa - avrebbe un unico incrollabile fondamento: la fiducia nella banca centrale. E’ lampante quanto il concetto sia in antitesi con l’idea del Don’t trust, verify7 che sottende Bitcoin ed è altrettanto evidente come la storia evidenzi che se ci sono delle istituzioni di cui non dovremmo fidarci ciecamente, quelle sono proprio le banche centrali.

Devastazione economica e inflazione “transitoria”

Usciamo per un attimo dal recinto occidentale e mettiamo fuori il naso. Che effetti hanno le politiche monetarie delle banche centrali nel mondo? A maggio 2022 questi sono i 10 paesi con il maggior tasso d’inflazione8.

Venezuela: 167%; Siria: 139%; Zimbabwe: 192%; Sudan: 192%; Turchia: 73,5%; Argentina: 60,7%; Suriname 59,8%; Sri Lanka: 54,6%; Iran: 52,5%; Etiopia: 37,7%.

I fenomeni iperinflattivi - che comportano un calo drastico del potere d’acquisto di chi detiene valuta - non sono casi isolati. Sono decine i paesi con tassi d’inflazione superiori al 20%, in cui i cittadini perdono ogni anno almeno 1/5 dei loro risparmi.

In Usa e in Europa negli anni scorsi ce la siamo passata meglio ma non è detto che sarà così ancora per molto. Durante la pandemia Fed e Bce9 hanno stampato migliaia di miliardi di dollari ed euro acquistando debito pubblico per iniettare liquidità nel mercato. La Fed ha raddoppiato i dollari in circolazione e ora il suo bilancio equivale a più del doppio di quello del 2020. Molto simile il comportamento di Francoforte.

Operazioni il cui effetto più immediato è quello di arricchire chi ha il privilegio di stare più vicino alla stampante, ossia stati, istituzioni finanziare, grandi banche, private equity, per via di quello che viene definito effetto Cantillon. In breve, il processo - descritto per la prima volta dall’economista Richard Cantillon - secondo cui chi ottiene prima l’accesso al nuovo credito ha un vantaggio competitivo oggettivo rispetto agli ultimi in termini di potere d’acquisto: la capacità di acquisire asset, beni e servizi a prezzi inferiori (rispetto a chi ha accesso al credito più tardi) perché non hanno ancora subito l’effetto dell’inflazione. Un effetto che aumenta il divario tra ricchi e poveri e che fa parte del sistema finanziario tradizionale by design.

L’inflazione derivante dalle recenti politiche monetarie (8,6% sia negli Usa che nell’Eurozona) - oltre ad essere lontanissima dall’obiettivo del 2% stabilito dai mandati di entrambe le banche centrali - non è nemmeno più considerata “transitoria” dagli stessi banchieri che la definivano tale fino all’anno scorso.

Ci aspettano anni in cui chi risparmia in euro e in dollari vedrà il proprio patrimonio depredato dalla tassa occulta dell’inflazione per la semplice colpa di esserci fidati di burocrati che ormai ammettono apertamente di non aver capito il fenomeno inflattivo, come il presidente della Fed stesso Jerome Powell (che definisce “inaspettata” l’inflazione attuale dopo aver creato dal nulla 4 mila miliardi di dollari).

Catastrofi economiche, arricchimento di banche e fondi istituzionali, impoverimento delle categorie più lontane dalla stampante, previsioni drammaticamente lontane dalla realtà. Questo è il risultato di chi prende decisioni che impattano sulla vita quotidiana di miliardi di persone dicendoci: “Fidatevi di noi”.

Prima del 2009 non c’era il privilegio di un’alternativa, non si poteva scegliere se far parte di un sistema, di un altro o di mettere almeno un piede dall’altra parte per provare a diversificare il rischio. Oggi una soluzione che ci può condurre fuori dalla distopia monetaria c’è e questa newsletter nasce esattamente per diffonderne la conoscenza.

Bitcoin fixes this.

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