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Fermata #74 - Stampa & Bitcoin: l'euro digitale secondo il Corriere

Il Corriere della Sera definisce l'euro digitale la "forma più pura di corrispondenza fra titolo e valore". Il vicedirettore Daniele Manca a Bitcoin Train: "La tecnologia Bitcoin è destinata a durare"

Altro che Bitcoin: arriva l’euro digitale (e sarà una rivoluzione)”. Titola così il Corriere della Sera un articolo comparso nell’inserto L’Economia lunedì 23 gennaio e poi pubblicato sul sito il giorno successivo. L’articolo è a firma di Daniele Manca, vicedirettore del quotidiano, e di Roberto Viola, direttore generale di Digital Eu.

Affrontando temi quali criptovalute, stablecoin, Bitcoin e l’imminente euro digitale, il pezzo prova a tracciare una tesi piuttosto chiara: il denaro digitale emesso dalla Banca centrale europea si differenzierà drasticamente dalle forme di moneta che abbiamo conosciuto finora. Non sarà credito in mano a banche commerciali, non sarà una criptovaluta o una stablecoin gestita da privati, sarà la rappresentazione digitale di un rapporto quanto mai diretto tra cittadino e banca centrale. In poche parole, citando il Corriere, “la forma più pura di corrispondenza fra titolo e valore”.

Tuttavia nell’approfondimento non mancano errori, imprecisioni e logiche non chiarissime a una prima lettura, motivo per cui ho voluto parlare con uno dei due autori dell’articolo. Il vicedirettore Daniele Manca si è reso disponibile a un confronto.

Andiamo con ordine, analizzando passaggio per passaggio.

Natura del valore e speculazione

E’ opportuno precisare che “i passaggi della valuta” - le transazioni - non costituiscono gli “anelli della catena” - i blocchi della blockchain. Piuttosto le transazioni, insieme ad altre informazioni, vengono scritte e raggruppate all’interno dei blocchi i quali, uno dopo l’altro, vengono approvati e aggiunti alla blockchain.

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Al di là del tecnicismo vale però la pena analizzare la seconda parte del paragrafo. “Il loro valore deriva dagli scambi e dai passaggi di questa valuta, […] di conseguenza, le criptomonete hanno natura altamente speculativa”. La frase sembra quasi suggerire che se il valore di un bene fluttua unicamente in base a domanda e offerta, allora quel bene ha una “natura altamente speculativa”. E’ questo che si intende?

“Credo che la confusione stia nella differenza tra il concetto di valuta e quello di bene”, spiega Manca. “Il bitcoin è una valuta o un bene? Un conto è essere un mezzo di scambio, un conto è essere una commodity. Se è una commodity, come tutte le commodity è soggetto a speculazione. Però anche su euro e dollaro possono esserci operazioni speculative. Quindi non è tanto la natura speculativa ma il fatto che possano esserci operazioni speculative. Forse questo avremmo dovuto esplicitarlo meglio.

Euro digitale e rischi di controparte

Quelli che consideriamo i “soldi in banca” - in particolare quelli depositati sul conto corrente - sono in realtà credito che abbiamo nei confronti dell’istituto. Su questo punto non c’è nulla da aggiungere, il paragrafo è chiaro ed è corretto. Ciò che non è corretto è l’accostamento al “portafoglio di criptomonete”, ovvero il wallet.

Come spiegato nella fermata #51, il wallet non è altro che un portachiavi: si tratta di software specializzato nella gestione di chiavi private, chiavi pubbliche e rispettivi indirizzi. Una volta salvate le proprie chiavi private, chiunque può considerarsi detentore diretto dei bitcoin controllati da quelle chiavi. Qualora l’azienda che ha sviluppato un wallet fallisse - o se quest’ultimo smettesse di funzionare da un momento all’altro - i bitcoin potrebbero essere recuperati su un qualunque altro wallet disponibile.

Il paragone sarebbe stato impeccabile se fatto con gli exchange centralizzati. Detenere bitcoin su Binance, Coinbase, Kraken o altri è molto simile a detenere euro sul proprio conto in banca: significa avere in mano titoli di credito emessi da una terza parte, non bitcoin veri e propri. In questo caso bitcoin elimina il rischio di controparte perché rende accessibile a tutti la custodia indipendente del proprio denaro. La responsabilità si sposta dalla banca/exchange all’individuo.

Nel paragrafo si legge poi che una caratteristica innovativa dell’euro digitale sarebbe quella di non essere legata a un provider di denaro digitale. E’ davvero così?

L’euro digitale sarà emesso dalla Banca centrale europea e se quest’ultima non fosse in grado di gestire adeguatamente l’inflazione - in tal senso, specialmente negli ultimi due anni, qualche crepa è stata mostrata - il rischio che la moneta venga svalutata eccessivamente contro la volontà dei suoi detentori è concreto. Non sarebbe forse adeguato dire che anche nel caso dell’euro digitale esiste un rischio di controparte?

“Il rischio è sempre presente, è evidente che l’euro perda e guadagni valore secondo tanti parametri come i tassi d’interesse, l’andamento dell’economia ecc.

Secondo me il tema è la validazione. La validazione dell’euro digitale è data dalla Bce e dietro la Bce ci sono paesi e istituzioni. In un certo senso si potrebbe dire che si tratta dell’esempio massimo di democrazia rappresentativa. Bitcoin invece è l’esempio massimo di democrazia diretta perché la validazione arriva da tutti.

Il singolo quindi deve fare delle scelte, pensando: “Sono più garantito da una democrazia rappresentativa o da una democrazia diretta? In questo senso va valutato il rischio. Se per forma mentis sono un individuo più legato alla mia comunità, sarò più vicino a Bitcoin; se invece sono affine all’articolazione della società, mi sentirò più garantito da una struttura con un’architettura che, per quanto farraginosa, ha degli strumenti di check and balance1. L'umanità progredisce tra la tensione di questi due estremi”.

Euro digitale, contanti e privacy

Ci sono pochi dubbi sul fatto che chiunque potrà avere accesso all’euro digitale così come oggi abbiamo tutti accesso al contante. C’è però una differenza chiave relativa alla confidenzialità di questi due sistemi: nel caso del contante la privacy è by design, ovvero non c’è la possibilità tecnica di tracciare la storia di una banconota. Nel caso dell’euro digitale, invece, i mezzi tecnici per sorvegliare ogni transazione potrebbero esserci eccome e chi lo utilizzerà dovrà fidarsi della parola della Bce, sperando che non vengano sfruttati. A meno che il codice con cui verrà programmato l’euro digitale sarà open-source - quindi pubblico, visibile a tutti - non ci sarà modo per verificarne le modalità di tutela della privacy.

“Questo è un punto fondamentale”, sottolinea Manca. “Credo sia il motivo per cui continuiamo a sentir parlare di dollaro digitale ed euro digitale ma ancora non vediamo in giro queste valute. E’ evidente che il rischio ci sia, non è un caso che i progetti siano più sviluppati in paesi autocratici, dove la privacy è meno considerata come un valore, come la Cina. Secondo me l’Europa sa che esiste un problema di privacy”.

Corrispondenza fra titolo e valore

Che cosa si intende esattamente con “forma più pura di corrispondenza fra titolo e valore?

“Quando l’oro era moneta il rapporto tra titolo e valore era diretto, tant’è che le truffe avvenivano inserendo altri metalli nelle monete d’oro. Quindi la frase è un tentativo di banalizzare il concetto di moneta per far capire che nel caso dell’euro digitale - non essendoci un sottostante ed essendo un titolo di intermediazione, allontanandosi quindi del tutto dal concetto di commodity - l’enorme quantità di transazioni che avvengono in Europa trova sostanza in un titolo puro di intermediazione”.

Quindi abbiamo da un lato una tecnologia che converte energia elettrica in token digitali matematicamente finiti, dall’altro un’istituzione che può emettere arbitrariamente token garantiti unicamente dalla propria credibilità e non agganciati ad alcun paniere di commodities. Siamo proprio sicuri che l’euro digitale - e non Bitcoin - sarà la forma più pura di corrispondenza fra titolo e valore?

“Stiamo parlando di due estremi. E secondo me non deve esserci un punto d’incontro tra i due poli, ma devono esserci entrambi perché fungono reciprocamente da benchmark.

Facebook e Google stanno avendo parabole discendenti. Bitcoin ha 14 anni e non sta subendo un declino. Spesso si equivoca sul “vale di meno” o “vale di più” ma questo non c’entra niente. Dal punto di vista tecnologico Bitcoin sta durando e quindi mi fa pensare che sia destinato a durare. Dura però nella misura in cui dura anche l’altro estremo, perché se non ci fosse l’altro estremo paradossalmente non ci sarebbe più bisogno dell’alternativa. Bitcoin non è una cosa commerciale, è un cambio di paradigma”.

Sistemi centralizzati e peer-to-peer

L’ultimo paragrafo che vale la pena riportare è quello in cui viene fatto l’esempio del “conto alla romana” come caso d’uso dell’euro digitale. Al di là del fatto che lo scambio immediato di euro in forma digitale è già oggi reso possibile da vari provider di servizi di pagamento, l’errore principale sta nel definire l’euro digitale “peer-to-peer. Questa espressione - da pari a pari - non significa “immediato” ma indica un modello di strutturazione delle reti informatiche caratterizzato dall’assenza di un server centrale. In tali reti tutti i nodi hanno la stessa importanza e non sono organizzati in strutture gerarchiche. Internet è una rete peer-to-peer; Bitcoin è una rete peer-to-peer. L’infrastruttura informatica su cui si baserà l’euro digitale dovrà sempre e comunque far capo alla Banca centrale europea e non può quindi essere considerata una rete peer-to-peer.

Per un approfondimento che analizzi le minacce alla privacy che implicheranno le CBDC - le valute digitali di banca centrale, come l’euro digitale - consiglio l’articolo di Matteo Navacci sulla sua newsletter Privacy Chronicles.

L’educazione su Bitcoin arriva al liceo

Bitcoin Train è fieramente media partner di BitGeneration, la prima iniziativa in Italia di formazione focalizzata su Bitcoin e inserita nell’ambito dell’alternanza scuola-lavoro. Bit PoliTO, team di studenti esperti di Bitcoin del Politecnico di Torino, ha organizzato un corso di formazione di 30 ore per gli studenti del Liceo Alfieri.

Dieci incontri da tre ore ciascuno, il martedì e il giovedì, a partire dal 31 gennaio presso il Politecnico di Torino. Le lezioni, sia teoriche che pratiche, saranno tenute da nomi di spicco del panorama Bitcoin italiano, tra cui Giacomo Zucco, Riccardo Giorgio Frega, Alekos Filini, Daniela Brozzoni e Riccardo Masutti. Gli studenti impareranno a configurare un full-node, utilizzare un signing device, generare una seed-phrase e molto altro.

L’evento è reso possibile da Politecnico di Torino, Conio e Shift Crypto.

Online su YouTube la live di lunedì scorso con Massimo Musumeci

E’ online il nuovo video-approfondimento dedicato al tema della settimana di Bitcoin Train sul canale YouTube di Massimo Musumeci, fisico, ricercatore Bitcoin ed esperto di privacy e sicurezza informatica.

Questa settimana si è parlato dell’isola di Madeira e del relativo progetto di diffusione dell’utilizzo di Bitcoin. Appuntamento a lunedì 30 gennaio!

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