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Fermata #92 - I nuovi regolamenti europei
Giovedì 20 aprile l'approvazione del tanto discusso regolamento MiCA e della "Travel Rule" sui crypto-asset. Cosa normano e quali saranno le conseguenze? Il commento di Martina Granatiero
Il Parlamento europeo si è espresso a favore del regolamento MiCA e del TFR (Transfer of Funds Regulation, la cosiddetta Travel Rule) sui crypto-asset. Nella giornata di giovedì 20 aprile, Strasburgo ha votato a larghissima maggioranza entrambi i provvedimenti (MiCA: 517 favorevoli, 38 contrari; TFR: 529 favorevoli, 29 contrari) che delineano un nuovo quadro normativo comunitario per i fornitori di servizi legati alle criptovalute (CASP: Crypto Asset Service Provider, approfonditi più avanti) e per il tracciamento dei pagamenti.
Le regolamentazioni saranno approvate a maggio dal Consiglio Ue: un passaggio formale prima della pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale. L’effettiva applicazione, tuttavia, non si verificherà prima di 12 mesi per il settore delle stablecoin e 18 mesi per i CASP.
Per capire cosa prevedono le regolamentazioni e quali conseguenze potrebbero implicare ho parlato con la tech lawyer Martina Granatiero.
Partiamo dalle basi: cos’è e che cosa prevede MiCA?
MiCA è un regolamento sui mercati dei cosiddetti crypto-asset. E’ un framework che sarà direttamente applicabile a tutti i 27 Paesi membri dell'Unione europea. Essendo un regolamento e non una direttiva, non ci sarà bisogno di un'implementazione attraverso legislazioni attuate a livello nazionale. Non dovrà quindi essere recepito dai vari governi.
Si applica ai crypto-asset che non soddisfano le qualifiche tipiche della legislazione sui servizi finanziari dell'Ue, cioè tutto ciò che riguarda la direttiva MiFID-II. MiCA agisce su ciò che non può essere considerato, utilizzando l’espressione americana, una security. In sintesi, regolamenta l’emissione di stablecoin nelle loro due varianti: e-money token (EMT) o asset-referenced token (ART). La differenza è che l’e-money token è ancorato a un'unica valuta avente corso legale, mentre l’asset-referenced token fa riferimento a un paniere di beni.
Inoltre MiCA viene applicato ad altre tipologie di token, come per esempio gli utility token, purché siano sempre esclusi da quelli che vengono considerati strumenti finanziari.
L’approvazione di MiCA è diventata molto impellente dopo i vari casi di collasso di servizi come FTX o la piattaforma italiana The Rock Trading. Alcuni degli obiettivi principali dichiarati sono la protezione dei consumatori, la prevenzione degli abusi di mercato e la garanzia di determinati standard di trasparenza e di divulgazione. Questo perché MiCA va a disciplinare:
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Affrontiamo proprio il concetto di CASP: Crypto Asset Service Provider. Quali entità vengono incluse nella definizione?
Il CASP è definito come quella persona giuridica - quindi parliamo di una società o di un'impresa - la cui attività consiste nella fornitura di uno o più servizi riguardanti crypto-asset. C'è un elenco vero e proprio dei servizi considerati: la custodia e l'amministrazione per conto di terzi, la gestione di una piattaforma di trading, scambio di crypto-asset con fondi, scambio di crypto-asset con altri crypto-asset, ricezione e trasmissione di ordini di crypto-asset, collocamento e trasferimento dei crypto-asset, consulenza e gestione del portafoglio.
Va fatto notare che, nonostante il regolamento si riferisca a strumenti non finanziari, l’elencazione di questi servizi è molto simile agli elenchi di servizi bancari. Custodia e amministrazione dei fondi è la stesso servizio della banca, solo che è traslato rispetto a quelle categorie di token a cui abbiamo fatto riferimento.
Gran parte del regolamento è stato descritto come un passo in avanti nella direzione della classica protezione del consumatore. In particolare si è fatto più volte riferimento ai rischi associati alle aziende che emettono stablecoin senza dare molta trasparenza sugli asset che detengono a riserva per garantirne il valore. MiCA introduce dei requisiti per tali entità?
Sì, ci sono dei requisiti patrimoniali. Chi emette un asset-referenced token deve disporre di fondi propri che abbiano un importo almeno pari al maggiore fra quelli seguenti: € 350 milioni; il 2% dell’importo medio delle attività di riserva (per calcolarlo va fatto riferimento all'importo medio delle attività di riserva alla fine di ogni giorno di calendario calcolato sui sei mesi precedenti); 1/4 delle spese generali fisse dell'anno precedente.
Questi requisiti patrimoniali anticipano un’oggettiva difficoltà per tutta una serie di operatori per potersi stabilire come emittenti di asset-referenced token. Questo perché i requisiti rappresentano una soglia all’ingresso abbastanza importante. Il tema sarà andare a vedere chi potrà permettersi effettivamente l'emissione di questa tipologia di token. Probabilmente non più start-up ma tutta una categoria di società con strutture sia di governance che finanziarie molto più simili a quelle bancarie.
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Hai anticipato la mia ultima domanda sulla MiCA prima di passare alla Travel Rule e al tracciamento dei pagamenti in crypto-asset. La MiCA è stata spesso descritta come un framework normativo che renderà l’Europa un polo attrattivo per le imprese del settore. E’ veramente così o l’imposizione di barriere all'ingresso del mercato rischia invece di diminuire la competizione?
Un dato è abbastanza certo: i costi che la MiCA mette sul piatto per accedere al mercato avranno sicuramente un impatto sui CASP e sugli emittenti di stablecoin. Saranno costi aggiuntivi sia in termini economici che di allocazione del tempo che ci sarà bisogno di impiegare per superare le prime fasi del processo di compliance ma anche per mantenerlo in essere. Ci sarà bisogno di personale dedicato a garantire la compliance. E’ un fatto oggettivo che le barriere all’ingresso penalizzano fortemente gli attori più piccoli e quindi precludono la loro possibilità di entrare sul mercato.
È un compromesso. Nel momento in cui l'obiettivo principale del regolatore è la protezione del consumatore e l'impianto è di tipo tradizionale - mutuato dal sistema finanziario - l’iniziativa diventa quella di inserire dei requisiti che comportano dei costi aggiuntivi importanti.
Capitolo TFR (Transfer of Fund Regulation), o Travel Rule. Si introduce l’obbligo per i provider di hosted wallet (wallet custodial, quindi gestiti da una terza parte, nda) di segnalare le transazioni superiori al controvalore di € 1000, anche quando queste vengono effettuate, sia in entrata che in uscita, verso wallet self-hosted (cioè wallet non-custodial, le cui chiavi private sono gestite in autonomia dall’utente).
La cosiddetta Travel Rule è una norma che importiamo dalla finanza tradizionale e che viene estesa nella stessa forma ai trasferimenti di crypto-attività. Implica che le informazioni sull'origine e sul beneficiario finale viaggino con la transazione, debbano essere conservate da entrambi i partecipanti.
Le transazioni peer-to-peer chiaramente non rientrano in queste regole. Questo perché non implicano un intervento di un CASP.
Mi chiedo come possano essere verificati tecnicamente i dati di chi utilizza un wallet non-custodial. Obbligano ogni volta l’utente a firmare un messaggio contenente la propria anagrafica con la chiave privata del wallet? Ci sono indicazioni in questo senso?
Il tema del come verificare la proprietà di un wallet viene rimesso ai CASP. E’ un processo che dovrebbe essere gestito dalle varie piattaforme.
Per l’utente finale non ti sembra un disincentivo a interagire con exchange e servizi di custodia e un incentivo ad affidarsi sempre più a mercati e servizi peer-to-peer?
Me lo auguro fortemente, ben venga. Se l'approccio del regolatore facesse acquisire consapevolezza del senso di trasferire valore peer-to-peer e dell’utilizzo, per esempio, di wallet non-custodial, sarebbe un bene.
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