Fermata #220 - Controcorrente

"Le banche centrali compreranno bitcoin!" E' una credenza diffusa nel settore, ma la logica suggerisce il contrario. Il presidente della Fed ne dà una prima indicazione

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Un pensiero ricorrente, diventato molto diffuso tra gli appassionati dopo che l’ha esposto anche Saifedean Ammous nel suo libro più venduto, The Bitcoin Standard.

Le banche centrali non potranno fare a meno di comprare bitcoin, esattamente come hanno fatto con l’oro. Per tanti non è una questione di se accadrà ma di quando. Il ruolo di riserva di valore di bitcoin sarà talmente predominante rispetto all’oro nel giro di qualche anno che sarà ingenuo da parte di un’istituzione come una banca centrale non utilizzare il miglior bene rifugio al mondo.

Una teoria apparentemente credibile che ignora però alcuni aspetti molto importanti quando si parla di un monopolista della moneta.

Mercoledì 18 dicembre, durante la conferenza stampa per annunciare le prossime mosse di politica monetaria, al presidente della Federal Reserve Jerome Powell è stato chiesto come considerasse l’idea del governo americano di accumulare riserve strategiche in bitcoin.

Powell ha risposto chiaramente:

Noi non possiamo detenere bitcoin. Questa è una cosa che dovrà considerare il Congresso, ma noi non siamo interessati a un cambio di legge [che consenta alla Fed di comprare bitcoin, nda].

Jerome Powell

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Banche centrali: comprare Bitcoin è un autogol

Le parole di Powell non dovrebbero stupire. Ho parlato di questo tema anche lo scorso 2 ottobre, ospite in una puntata del podcast Cripto del Sole 24 Ore. Il conduttore Vito Lops mi aveva chiesto se pensassi che le banche centrali avrebbero, prima o poi, iniziato ad accumulare bitcoin e la mia risposta era stata molto diversa dal pensiero più diffuso nel settore.

Per capire come mai comprare bitcoin sarebbe un autogol, serve fare prima una distinzione: in questo caso parliamo di banche centrali che godono ancora del monopolio sulla moneta e di un potere reale. Alla banca centrale di El Salvador conviene eccome accumulare bitcoin perché la propria valuta non ha più alcuna diffusione: il Paese è dollarizzato e dipende, dunque, dalle politiche monetarie della Federal Reserve.

Le banche centrali di tutti gli Stati che non utilizzano più la valuta locale non rientrano in questo ragionamento. Le vere protagoniste sono le banche centrali che hanno ancora un ruolo attivo nel gestire una valuta ampiamente utilizzata: Stati Uniti, area Euro, Regno Unito, Russia, Cina, Giappone, Canada, Australia, ecc.

Prendiamo come esempio principale proprio quello della Federal Reserve, che gestisce in regime di monopolio la valuta più diffusa al mondo: il dollaro statunitense.

Attacco speculativo contro il dollaro

Quando si vende un dollaro per comprare bitcoin si agisce sugli equilibri di domanda e offerta. Il meccanismo è molto semplice. Vendere dollari per comprare bitcoin significa ridurre la domanda per il dollaro e aumentarla per bitcoin. Questo doppio effetto agisce direttamente sui prezzi:

  1. La domanda crescente di bitcoin ne spinge il prezzo verso l’alto.
    Ogni dollaro speso per acquistare bitcoin rappresenta una domanda aggiuntiva per un asset con un'offerta limitata e immutabile. Quando la domanda aumenta, il prezzo sale.

  2. La domanda calante di dollari ne diminuisce il potere d’acquisto.
    Vendere dollari significa immetterli sul mercato, aumentando la loro disponibilità relativa. In un sistema già caratterizzato da un'offerta crescente di moneta fiat, ogni dollaro venduto contribuisce a diluirne ulteriormente il valore. La percezione del dollaro come riserva di valore ne esce indebolita, spingendo più persone a cercare alternative.

Ora, pensate se la Federal Reserve comprasse bitcoin. Lo farebbe sicuramente in quantità non trascurabili, influenzando il prezzo di bitcoin al rialzo e inflazionando il dollaro. Questo, però, sarebbe solamente l’effetto minore. La conseguenza più potente sarebbe quella comunicativa.

L’effetto fiducia nei confronti di bitcoin che scatenerebbe la mossa della più grande banca centrale al mondo spingerebbe con ogni probabilità molti attori del mercato a decidere finalmente di smettere di risparmiare in dollari - che restano tutt’oggi la più grande riserva di valore globale - e di farlo in bitcoin. Questo, a sua volta, contribuirebbe ulteriormente alla crescita del potere d’acquisto di bitcoin e alla discesa di quello del dollaro.

Si tratterebbe, a tutti gli effetti, di un attacco speculativo contro il dollaro.

Il lusso di non fallire

Le banche centrali compreranno bitcoin perché, con la crescita del prezzo, si arricchiranno!

Apparentemente razionale, ma miope.

Le banche centrali non possono fallire: sono l’unica entità che ha il lusso di non dover far quadrare i conti. Persino gli Stati, in linea puramente teorica, dovrebbero tenere a bada il loro debito. Le banche centrali sono completamente immuni dai rischi che minacciano aziende, individui e Stati.

Ma questa invulnerabilità ha un limite: la sopravvivenza di una banca centrale dipende dalla rilevanza della sua valuta. Se il denaro che emettono diventasse irrilevante o inutilizzato, anche la banca centrale perderebbe il suo scopo e il suo potere. E indovinate un po’ qual è la minaccia numero uno per le valute fiat?

No, non è XRP.

Accumulare bitcoin per una banca centrale significherebbe accelerare il proprio percorso verso l’irrilevanza: rafforzerebbe un sistema alternativo che minaccia di renderle obsolete.

Bitcoin e oro: asset ed epoche diversi

“Se le banche centrali hanno accumulato oro come riserva di valore, perché non dovrebbero fare lo stesso con Bitcoin?”

L’economia contemporanea è il risultato diretto del fallimento del gold standard e dei suoi derivati.

Nel sistema classico, il valore delle valute era ancorato all’oro e le banche centrali dovevano detenere riserve auree per garantire la convertibilità della loro valuta in oro. Persino dopo il passaggio al gold exchange standard – una versione più flessibile in cui il dollaro fungeva da intermediario – l’obiettivo era mantenere quel peg.

Ma non ci sono riuscite. L’impossibilità di espandere l’offerta monetaria senza i vincoli dell’oro ha portato al collasso del sistema. Con il 1971 e la fine di Bretton Woods, le valute fiat si sono sganciate completamente dall’oro, liberando le banche centrali da quella dipendenza.

Il motivo per cui i caveau delle banche centrali sono pieni di lingotti è perché quei lingotti avrebbero dovuto garantire il valore della valuta corrente. Ma l’incentivo a espandere la base monetaria ha prevalso.

Un eventuale tentativo di utilizzo di bitcoin allo stesso scopo - quello di ancora per la valuta fiat - fallirebbe miseramente. Perché? Perché Bitcoin ha caratteristiche diverse rispetto all’oro. E’ molto più facilmente trasferibile da una parte all’altra del mondo a commissioni insignificanti, è facilmente divisibile senza costi ed è immediatamente verificabile digitalmente.

Perché manovrare un surrogato di bitcoin quando è più facile utilizzare l’asset sottostante?

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